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Liberalizzare la lobby: i taxi fra concorrenza e privilegi (REPORTAGE)

Intervista a Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori: “Liberalizzare significa modernizzare il Paese, con migliori servizi per i cittadini”. Diversa l’opinione dei tassisti romani: “Vogliono ridurci alla fame a vantaggio dei gruppi industriali che vogliono impadronirsi del settore. Alemanno pensi a combattere la concorrenza sleale degli abusivi”.
A cura di Enrico Nocera
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Liberalizzazioni: le interviste a Trefiletti e Bosmani|Libera concorrenza o un favore ai grandi gruppi industriali e agli abusivi? I provvedimenti del governo Monti fanno discutere consumatori e rappresentanti di categoria

Liberalizzare la lobby: i taxi tra concorrenza e privilegi

Lobby, corporazione, casta. Il popolo dei tassisti italiani è stato spesso bollato con numerose definizioni, perlopiù critiche o dispregiative, volte a sottolineare privilegi degni di chi siede sui banchi di Montecitorio. Il primo dato che salta agli occhi è quello di un sistema di licenze dove le cifre ballano: l’Aci conta 25mila vetture attive sul territorio italiano, a fronte di 60mila licenze contate dalle associazioni di categoria. Un mercato, quello delle auto bianche, controllato da potenti associazioni di categoria come Uti, Confartigianato Trasporti, Uritaxi, Unica e Satam, che ora, con la manovra del governo Monti, vedono "il ritorno" del fantasma delle liberalizzazioni. Una bestemmia per chi detiene licenze pagate fino a 250mila euro, che solo con la crisi in atto sono scese alla “modica” cifra di 120-150mila euro. Cosa accadrebbe, quindi, se comparissero economia di mercato e libera concorrenza? “Vantaggi per tutti, sia per i cittadini che per gli stessi tassisti”, ci spiega Rosario Trefiletti, presidente nazionale di Federconsumatori; “Far cadere i tassisti nelle mani dei grandi gruppi industriali”, risponde ai nostri microfoni Claudio Bosmani, tassista ed ex rappresentate di categoria presso la Comunità Europea.

Le liberalizzazioni, secondo i tassisti, altro non sono che un modo per far ricadere sulle tasche dei cittadini il costo di gestione delle auto, che per adesso è affidato agli stessi autisti: “Questo è l’unico servizio pubblico i cui costi ricadono esclusivamente sulla categoria – ci dicono i tassisti romani di piazza Bologna – se la macchina si rompe, il pezzo di ricambio lo paghiamo noi. Se il servizio non funziona come si deve, a rimetterci siamo sempre noi. L’intervento dello Stato non può che peggiorare le cose: i costi che ora ricadono nelle nostre tasche, andrebbero a gravare in quelle dei cittadini, come oggi succede per l’Atac”. Eppure, dando uno sguardo alla città di Roma, le tasche dei cittadini che usufruiscono del servizio non possono certo dirsi indenni: ogni chilometro in taxi costa al passeggero 0,92 euro o 23,7 euro all’ora, con una maggiorazione di due euro se si trasporta più di un bagaglio e si è diretti alla stazione Termini. Per non parlare delle tariffe notturne: il percorso da piazza Bologna a Termini costa qualcosa come 20 euro, a fronte di 3,8 chilometri percorsi (senza contare l’inesistente traffico automobilistico notturno).

La domanda, quindi, rimane: i tassisti sono o non sono una lobby? Per il presidente Trefiletti non ci sono dubbi: “La loro protesta non è giusta. Si può forse definire giustificata, ma solo per mantenere intatti certi privilegi. Avevano la possibilità di trarre vantaggio dal decreto Bersani, che prevedeva l’utilizzo della stessa auto su più turni, senza il ricorso ad altre licenze. Il parco auto sarebbe così stato elevato, a vantaggio dei cittadini, e le licenze non si sarebbero svalutate, in virtù di ciò che chiedevano i tassisti. Nessuno di loro ha però voluto ascoltare queste proposte”.

Dall’altro lato, però, mettere in discussione il sistema delle licenze è come instillare il dubbio nella fede di un religioso: “Le licenze non sono altro che una liquidazione – sottolinea  Bosmani – che chi ha condotto questo mestiere per una vita intera ha diritto di cedere a qualcun altro. Noi siamo contro le liberalizzazioni – rincara il tassista – perché con l’attuale sistema significherebbe fare la fame”. Parola che ricorre spesso, quella di sistema, nei discorsi attorno alle auto bianche. Ma di cosa si parla esattamente? “Dei gruppi industriali che farebbero cartello cumulando centinaia di licenze, peggiorando il servizio e buttando noi in mezzo a una strada. Le persone si fidano di noi, a volte ci affidano addirittura i bambini per portarli a scuola. E poi non è vero che la concorrenza non esiste in questo settore”.

Bosmani evidenzia un problema che attanaglia la categoria da qualche anno: quello degli autisti abusivi: “Sono ottomila solo a Roma. Evasori fiscali che guadagnano in nero, essendo residenti fuori città ma vivendo, nei fatti, qui”. Situazione che ha provocato il risentimento dei tassisti regolari verso il sindaco Alemanno, sommerso di consensi e speranze da parte della categoria, in risposta alla prima ondata di liberalizzazioni voluta dalla giunta Veltroni, che produsse oltre 1.700 nuovi permessi attraverso un concorso gratuito mai accettato dai tassisti “storici” della Capitale.

Per riconquistare la fiducia perduta, il Campidoglio sta quindi studiando un ulteriore aumento delle tariffe, per ora non quantificato, ma sottolineato anche da Trefiletti, che si toglie un sassolino dalla scarpa quando il discorso cade su Carlo Rienzi, presidente del Codacons, che ha annunciato una denuncia penale nei confronti dei tassisti qualora dovessero perseverare nei loro propositi di sciopero e blocco della circolazione, previsti il prossimo 23 maggio a Roma: “Faccia tutte le denunce che vuole – taglia corto Trefiletti – io sospetto che questo atteggiamento voglia essere una sorta di risposta per mitigare il loro assenso all’aumento delle tariffe”.

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