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Letta ordina inchiesta sull’espulsione della famiglia del dissidente kazako

“Ombre e dubbi non saranno tollerati” ha spiegato il Premier alla Camera annunciando che sul caso sono in corso indagini interne.
A cura di Antonio Palma
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Nessun tentennamento, ma subito un'inchiesta interna per accertare la dinamica dei fatti ed eventuali mancanze o abusi sul caso dell'espulsione dall'Italia della famiglia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov. Lo ha promesso mercoledì il Presidente del  Consiglio Enrico Letta durante il question time alla Camera dei deputati rispondendo ad un’interrogazione dei leghisti Giancarlo Giorgetti e Nicola Molteni. "Non saranno tollerati ombre e dubbi" ha sottolineato il Premier in Aula, aggiungendo che sul caso è in corso "un'accurata e articolata indagine interna alla quale stanno lavorando tutti i ministeri e tutte le istituzioni di Stato coinvolti". Il caso dell'espulsione lampo di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua di soli 6 anni, prelevate lo scorso 29 maggio dalla squadra mobile di Roma in una villetta di Casalpalocco e messe su un aereo diretto nella capitale kazaka, continua comunque a creare imbarazzo nel governo.

Dopo i primi accertamenti servono ulteriori verifiche amministrative e giurisdizionali ha spiegato Letta perché vi è "un evidente stacco tra la correttezza formale dei vari passaggi in cui si è articolata questa intricata vicenda e crescenti interrogativi sostanziali che ruotano attorno ai tempi e ai modi attraverso i quali si sono sviluppati gli avvenimenti". Se infatti pare emergere una sostanziale legittimità dell'espulsione visto che la signora pare avesse un passaporto diplomatico falso e la procedura ha avuto il via libera della procura della Repubblica e del Tribunale dei minorenni di Roma, alle autorità infatti si contesta la velocità con cui è stata eseguita che fa temere motivazioni nascoste. La versione in realtà è contestata dagli avvocati della moglie del dissidente per i quali il documento era regolare e non c'era autorizzazione della magistratura per il rimpatrio forzato.

Il primo passo dell'inchiesta dunque è quello di fare luce sull'autenticità di alcuni documenti presentati dai legali della donna, un passaporto della repubblica centrafricana ritenuto dalla Questura di Roma palesemente contraffatto, ma anche sul mandato di cattura a carico del marito Ablyazov. Quest'ultimo infatti era segnalato dall'Interpol per due mandati di cattura internazionale, per truffa dalla Gran Bretagna e appropriazione indebita dal Kazakistan.

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