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Letta appeso ad un filo: tocca di nuovo a Napolitano trovare una soluzione

Settimana decisiva per il futuro del Governo, ma Letta sembra davvero al capolinea. Ed è per questo che si lavora alle alternative. Ecco quali.
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Nella convulsa fase politica di queste settimane è di colpo spuntata una data, che (piuttosto efficacemente per la verità) i berlusconiani sono riusciti a presentare come il momento della verità per il Governo Letta. Mercoledì 28 agosto, infatti, il Consiglio dei ministri varerà il tanto controverso decreto sull'Imu: Saccomanni e Letta, dopo lo stillicidio di dichiarazioni, indiscrezioni e ipotesi, dovranno necessariamente scoprire le carte e spiegare se e come intendono accogliere il "penultimatum" del Popolo della Libertà sull'abolizione dell'Imu su prima casa e terreni agricoli (e dove trovare le risorse, cosa decisamente non secondaria). Si potrebbe completare insomma nel modo più confuso e strumentale quella sovrapposizione fra i due piani, la vicenda personale e giuridica di Silvio Berlusconi e la continuazione dell'esperimento delle larghe intese, che Letta e Napolitano (ma anche i pontieri tanto del Pd quanto del Pdl) avevano tentato di scongiurare in ogni modo. In sostanza, seguendo le ricostruzioni più accreditate, se Letta e Saccomanni non trovano la quadra per soddisfare le richieste pidielline, la saldatura fra destino politico di Berlusconi e del Governo sarà ineluttabile.

Una eventualità che ovviamente irrita il Capo dello Stato, vero nume tutelare dell'esecutivo Letta, al punto che non è esclusa una presa di posizione pubblica su quello che è considerato un vero e proprio ricatto dei berlusconiani. E, al netto di ricostruzioni fantasiose su possibili scenari "rivoluzionari", è già partita la "caccia al piano B", ad una alternativa efficace nel caso in cui il Popolo della Libertà compia lo strappo decisivo. Una eventualità che sembrerebbe solo questione di settimane, dal momento che anche se l'esecutivo reggesse la prova Imu (magari con l'ennesimo compromesso: abolizione della prima rata e anticipo ingresso service tax per coprire il buco delle casse), Letta si troverebbe con margini di manovra assai ristretti e con la spada di Damocle della decadenza di Berlusconi. Ma in cosa consisterebbero tali alternative?

Ad esempio nel rinvio, panacea di tutti i mali della politica ai tempi delle grandi intese. È l'ipotesi originaria delle colombe del Popolo della Libertà, sulla quale ha lavorato Gianni Letta e su cui sembrava poter esserci una generica disponibilità dei pontieri del Pd. In buona sostanza si tratterebbe di chiedere un esame approfondito della Giunta e al contempo di sollevare eccezioni di costituzionalità per la legge Severino. Non a caso, nelle ultime ore anche Luciano Violante ha parlato del "diritto di difesa di Berlusconi", spiegando che "deve poter spiegare alla Giunta perché a suo avviso la legge Severino non si applica. E i membri della Giunta hanno il dovere di ascoltare e valutare la sua difesa e se ritenessero che ci fossero i presupposti, potrebbe sollevare l'eccezione davanti alla Corte". E addirittura riflettendo su un possibile appello alla Corte del Lussemburgo, procedura che ovviamente comporterebbe lo stop ai lavori della Giunta per la decadenza di Berlusconi da senatore.

Strada stretta, però, dal momento che si tratterebbe in ogni caso di fermare un processo che sembra più che avviato. Quello della ratifica della decadenza di Berlusconi da senatore sembra in effetti al Pd (e non solo) come un atto dovuto e giustificare una retromarcia di tale consistenza agli occhi dell'opinione pubblico appare davvero arduo (come sa bene Guglielmo Epifani). Ed è per questo che ci si prepara davvero allo strappo e si valuta il da farsi nel caso in cui il Pdl uscisse dal Governo.

Con buona probabilità le dimissioni di Letta sarebbero immediate e la palla tornerebbe a Napolitano. Il quale a quel punto riaprirebbe il giro delle consultazioni, tentando magari di trovare la quadra per un Letta – bis. Una ipotesi difficilmente praticabile, però, a meno di veri e propri cataclismi all'interno del gruppo pidiellino al Senato, con il Capo dello Stato che difficilmente darà il via libera ad un governo "di minoranza". Ovviamente del tutto esclusa è la possibilità di maggioranze alternative che magari comprendano il Movimento 5 Stelle, con Grillo che ha chiuso la porta con largo anticipo.

Resterebbero a quel punto due strade: una riedizione a termine dell'esperimento del Governo tecnico (ma ci sono dubbi sui numeri) oppure la strada dell'esecutivo istituzionale, con il Presidente del Senato Grasso che sarebbe incaricato di formare un esecutivo di responsabilità nazionale prima di traghettare il Paese verso nuove elezioni (a quel punto quasi certamente in primavera e con il Porcellum). Sempre ammesso che Napolitano, che in ogni caso non si dimetterà (come pure qualcuno azzarda in queste ore) per non gettare definitivamente il Paese nel caos, non scelga di spiazzare tutti con la commutazione della pena per Berlusconi, stabilendo per decreto l'estinzione della pena accessoria. Salvando in un colpo solo Letta e Berlusconi. Ma a prezzo di alienarsi definitivamente il consenso di larghissima parte dell'opinione pubblica.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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