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Leonardo in calo in borsa, pesa condanna di Moretti ma non solo

Leonardo perde quota in borsa nel giorno in cui il suo numero uno Mauro Moretti viene condannato per la strage ferroviaria di Viareggio del 2009. Ma i problemi non riguardano solo la sorte del manager…
A cura di Luca Spoldi
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Giornata no per il titolo Leonardo in borsa, dove il titolo ha ceduto il 2,3%, più del doppio della perdita degli indici generali del listino italiano, dopo la notizia che il suo amministratore delegato e direttore generale, Mauro Moretti, è stato condannato in primo grado per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009 in cui persero la vita 32 persone. Moretti come molti ricorderanno all’epoca era l’amministratore delegato di Rfi oltre che di Ferrovie dello Stato.

Il problema è che Leonardo (ex Finmeccanica) si trova al momento alle prese con un piano di ristrutturazione di cui il cambio di nome è solo l’elemento più vistoso ma non il più delicato. Moretti è in scadenza di mandato (l’assemblea per il rinnovo del Cda e dei vertici del gruppo si terrà in aprile) e il Tesoro non ha ancora deciso ufficialmente se ricandidare l’ex sindacalista, che ha già espresso più volte la propria “disponibilità” a rimanere per terminare la ristrutturazione avviata, o puntare su un nuovo nome.

A termini di legge Moretti non dovrebbe avere impedimenti per svolgere un secondo mandato, tanto più che se il processo andrà avanti con la velocità tenuta finora non è impossibile che la prescrizione, evitata in primo grado per soli 7 giorni, scatti nel proseguo del procedimento. Secondo indiscrezioni circolate ripetutamente l’ex premier Matteo Renzi vorrebbe arrivare ad una conferma.

L’attuale premier Paolo Gentiloni sarebbe più scettico e per questo avrebbe in animo di affidare a una società di “cacciatori di teste” l’incarico di trovare il successore di Moretti, che peraltro si vedrebbe a quel punto riconoscere una lauta buonuscita visto il doppio incarico finora ricoperto. Per Leonardo tuttavia i problemi sono altri: nonostante l’entusiasmo con cui i mercati hanno accolto, almeno inizialmente, l’amministrazione Trump, gli Stati Uniti rischiano di essere fonte di amarezza per il gruppo italiano.

Nella gara per 350 nuovi addestratori avanzati per l’aeronautica militare Usa, denominata “T-X” e del valore potenziale di 10 miliardi di dollari, Leonardo intendeva proporre il modello T-100 (la versione “americanizzata” dell’addestratore M-346) in partnership con Raytheon, ma qualche giorno fa è arrivata la doccia fredda: “nonostante le società rimangano convinte circa la bontà dell’offerta basata sul T-100, non è stato possibile raggiungere un accordo” per partecipare alla gara.

Secondo alcune indiscrezioni causa del divorzio sarebbe stata una “non uniformità di vedute sui costi e sul prezzo”, che Raytheon avrebbe giudicato troppo elevato e pertanto non competitivo con quello che potrebbero offrire le cordate concorrenti Boeing-Saab (che presenta il modello T-X), Northrop Grumman-Bae Systems-L-3 (col Model 400) e Lockheed Martin-Korea Aerospace (col T-50A). Guido Crosetto, presidente Aiad (Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza) ed ex sottosegretario alla Difesa nel quarto governo Berlusconi, ha commentato la vicenda parlando di “atteggiamento superficiale” da parte del gruppo americano e di motivazione “pretestuosa perché i prezzi sono in linea con quelli americani”.

In realtà, dalle parole di Crosetto emerge come effettivamente il T-100 presenterebbe un costo più elevato, giustificato però da una differente capacità operativa dell’aereo. Leonardo avrebbe quindi “il prodotto migliore in assoluto e quello che piace di più all’aeronautica statunitense” secondo Crosetto, il problema è di capire se anche l’amministrazione Trump (e il Congresso) la penseranno allo stesso modo. In mezzo a simili marosi, l’ipotesi di dover sostituire il timoniere dal giorno con la notte non è certo una notizia rassicurante.

Allo stesso modo non lo è la prospettiva di un governo “debole” o di elezioni anticipate che inevitabilmente limiterebbero ogni tipo di supporto che potrebbe essere offerto al gruppo italiano in una gara che dovrebbe comunque vedere un esito nel corso dell’anno. Le grane giudiziarie di Moretti l’incerto quadro politico italiano faranno ancora una volta lo sgambetto ad un’azienda tricolore impegnata nel tentativo di aggiudicarsi un’importante commessa all’estero?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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