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Lele Mora arrestato per bancarotta fraudolenta: gli si contesta un buco di 8,5 milioni di euro

L’agente dei vip è stato arrestato a Milano per bancarotta fraudolenta. Il gip Antezza ha motivato l’ordinanza sottolineando il pericolo di fuga di Mora.
A cura di Alfonso Biondi
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L'agente dei vip

Lele Mora, l'agente dei vip, è stato arrestato dagli uomini della Guardia di Finanza di Milano mentre si trovava nella sua abitazione di via Monza a Milano. Sull'agente pesano le accuse di bancarotta fraudolenta documentale patrimoniale. A firmare l'ordinanza di custodia cautelare è stato il gip Fabio Antezza che l'ha motivata sottolineando il pericolo di fuga dell'impresario che vive tra l'Italia e la Svizzera. Le indagini sono state condotte dai pubblici ministeri Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci e si focalizzano su una voragine di circa 8 milioni e mezzo di euro riguardante la gestione di una società di organizzazione e gestione di eventi.

Sotto la lente degli inquirenti sono finite complessivamente 3 società: la LM Management, la Diana Immobiliare e la LM Entertainment. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Lele Mora avrebbe utilizzato parte dei soldi distratti dalla Lele Mora Management, società dichiarata fallita dal Tribunale di Milano lo scorso 11 giugno, soprattutto a vantaggio di un'altra società immobiliare (Diana immobiliare) sempre riconducibile all'agente e dichiarata anch'essa fallita.

Nello specifico circa 3 milioni di euro sarebbero stati retrocessi in contanti con un sistema di fatturazione per operazioni inesistenti; gli altri 5 milioni rappresentano invece il valore degli immobili ceduti alla Diana Immobiliare e poi affittati dalla Lm Management.  Secondo i pm Fusco e Carducci, Mora avrebbe anche trasferito in Svizzera ingenti somme di denaro, oltre ad aver continuato a svolgere l'attività imprenditoriale nonostante il fallimento della Lm Management e il suo fallimento personale, entrambi sanciti dal Tribunale di Milano.

Un'altra mazzata quindi per Lele Mora, i cui problemi con la giustizia riguardano anche il cosiddetto caso Ruby. Per lui, Emilio Fede e Nicole Minetti lo scorso 6 maggio la Procura milanese ha infatti chiesto il rinvio a giudizio: le accuse per i 3 sono quelle di induzione  e favoreggiamento alla prostituzione e alla prostituzione minorile. Si tratta di un processo parallelo a quello che, sempre a Milano, vede imputato Berlusconi per concussione e prostituzione minorile.

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