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“Non diamo la colpa all’Europa: siamo stati noi a legarci le mani col pareggio di bilancio”

Gli economisti de LaVoce.info smontano la legge di stabilità: “Non c’è ancora il testo, ma solo le linee guida. In Parlamento sarà assalto alla diligenza”.
A cura di Redazione
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In attesa che il Governo riferisca in Parlamento sui contenuti della legge di stabilità, faticosamente impostata nell'ultimo giorno utile dal Consiglio dei ministri, ed in attesa di consultare il testo integrale di un provvedimento centrale per il futuro a medio termine del nostro Paese, si moltiplicano le valutazioni sul senso stesso del lavoro di Letta e del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. A fornire una chiave di lettura decisamente interessante sono gli economisti de lavoce.info, Tito Boeri e Pietro Garibaldi, che con un breve commento, sgombrando il campo dall'equivoco di fondo dei "vincoli sul bilancio". E prefigurano uno scenario decisamente preoccupante, dal momento che la "legge di stabilità arriva in Parlamento solo sulla base di linea guida generali. Probabile quindi un assalto alla diligenza".

Ma soprattutto, ripetono, "esistono vincoli sul pareggio di bilancio che l’Italia si è data da sola e che non saranno rispettati". Vincoli che per giunta, "non vengono tanto dall’Europa quanto dal vincolo del bilancio in pareggio introdotto nella nostra Costituzione nel dicembre 2012". E la legge di stabilità conferma questa lettura, ad esempio nell'obiettivo del 2,5 percento di disavanzo nel 2014, che non ci è affatto chiesto dall'Europa (che impone la soglia del 3%), ma anche risponde all'esigenza "di un avvicinamento all’obiettivo del bilancio in pareggio".

Il problema, paradossalmente, è che neanche una legge così concepita sembra raggiungere lo scopo e addirittura, spiegano Boeri e Garibaldi, potrebbe finanche peggiorare le cose: "Rispetto allo scenario a bocce ferme, la legge di stabilità peggiora il disavanzo di 0,1. Ed è proprio questo 0,1 per cento che ci allontana dal bilancio strutturalmente in pareggio. Non ci stupirebbe scoprire se – tra qualche mese- la Corte Costituzionale annullasse  la legge di Stabilità approvata dal Parlamento. Unparadosso per il Governo del Presidente".

Una condizione paradossale che nasconde il vero problema di sostanza: "O le regole di bilancio ci sono e vanno rispettate, oppure meglio cambiarle o spostarne apertamente nel tempo l’entrata in vigore e concederci maggiori margini di manovra per il taglio delle tasse".

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