Legge Mancino, intervista a Fiano: “Lorenzo Fontana deve dimettersi, il razzismo è un crimine, non un’idea”
La legge Mancino non verrà abrogata, come assicurano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i vicepresidenti Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma sulle dichiarazioni di Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia, non si spengono le polemiche. Il deputato del Partito Democratico, Emanuele Fiano, intervistato da Fanpage.it, chiede le dimissioni di Fontana dopo le sue parole con cui chiede di abrogare la legge che punisce l’odio razziale. Dimissioni che dovrebbero arrivare perché “il ministro ha giurato sulla Costituzione e poi contesta un articolo fondamentale”. Fiano accusa la Lega di voler “uscire dai principi cardine della democrazia” con questa proposta che era già stata presentata in passato e di nutrire "sentimenti incompatibili con la Costituzione". E spiega perché la legge Mancino è fondamentale: “Il razzismo non è un’idea, ma un crimine e i crimini si combattono attraverso i divieti”, proprio come quelli previsti dalla legge.
Il deputato Pd non è sorpreso delle parole di Fontana: “È un’antica idea della Lega, chiesero di modificarla già nel 2005 in Parlamento per depotenziarla, nel 2014 proposero l’abrogazione. Per me non è una sorpresa, c’è di grave il significato di questa operazione. Una legge che contrasta il razzismo c’è in qualsiasi democrazia occidentale, in Francia, in Germania, da cosa può nascere il desiderio di abrogare una legge che punisce comportamenti discriminatori e razzisti? Vuol dire che qualcuno evidentemente pensa che sono idee accettabili e condivisibili. Si tratta di una battaglia contro i principi cardini delle democrazie liberali, sono valori non contrattabili, ed è una battaglia che caratterizza la forza politica che la propone”, ovvero la Lega.
Fiano afferma di aver apprezzato le parole di Luigi Di Maio: più di quelle di Giuseppe Conte, perché il ministro del Lavoro “ha detto che la legge Mancino non si tocca. Il presidente del Consiglio ha premesso, invece, che non fa parte del contratto, ma non si può ridurre a un contratto la questione, parliamo di questioni capitali. Che non sia nel contratto non ci importa niente. Bene che i 5 Stelle abbiano espresso questo parere, ma sono alleati di un partito che nutre sentimenti incompatibili con la Costituzione”. Perché il punto, secondo il deputato Pd, è che questo è ciò che la Lega sostiene: “Pensano sia una limitazione alla libertà d’espressione. Quindi pensano che il razzismo sia un’idea, non un crimine, invece è un crimine diffondere idee discriminatorie, lo sanciscono leggi in tutta Europa e dal 1993 anche in Italia”.
Fiano, pur non temendo realmente il rischio di una deriva razzista nel Paese, spiega che in periodi di crisi economica – come avvenuto negli anni ’20 e ’30 in Europa – c’è un aumento del “disagio sociale” e in queste fasi aumentano frustrazione e rabbia, così le persone “abbracciano movimenti di cambiamento radicale e rivolta contro le elite”. In questi momenti, secondo il deputato dem, si “insinuano sentimenti pericolosi, prima di paura e poi di discriminazione e razzismo. Non parliamo in questo momento di un pericolo di massa, ma anche perché le democrazie pongono degli argini, come anche le Costituzioni, dei limiti invalicabili”.
Per l'esponente del Pd “non tutta l’Italia è razzista, ma vedo crescere l’indifferenza”. Il punto, oggi, è “l’indifferenza” e la soluzione sono interventi forti “sul lato culturale, sull’educazione dei ragazzi. Non bastano le condanne a parole, ma servono sanzioni”. Comunque, in Italia sul tema del razzismo e delle discriminazioni “la legge Mancino è un piatto buono”, secondo Fiano, perché si tratta di una norma che “permette di discernere gli elementi”. Altro discorso è quello degli strumenti “per combattere i rigurgiti”, definiti ad oggi “insufficienti”.