La Camera approva la legge elettorale: il Rosatellum bis passa all’esame del Senato
La legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum bis, ha passato il test della Camera, dopo la votazione sulle questioni di fiducia poste dal governo. Nella serata di oggi è arrivato anche il voto finale sul testo che è stato approvato con 375 voti favorevoli, 215 contrari e 590 votanti totali. A sostenere la legge sono stati il Pd, Ap, Forza Italia e Lega Nord. Al testo si sono fortemente opposti – anche con manifestazioni di piazza – MoVimento 5 Stelle, Mdp e FdI. Tra ieri e oggi la Camera ha dato l’ok alla fiducia posta sui primi tre articoli della legge elettorale. Nel pomeriggio sono inoltre stati approvati gli articoli 4 e 5 del Rosatellum bis. Con il voto finale di oggi è stato scongiurato il timore dei franchi tiratori che si pensava potessero affossare il testo: ci si aspettava poco più di 400 voti mentre ne sono arrivati 375, per un totale di poco meno di 70 deputati che hanno espresso un voto diverso dal loro gruppo parlamentare. Secondo Ettore Rosato (Pd) i franchi tiratori sarebbero meno di 40, secondo Luigi Di Maio (M5s) sono 66. Ora la legge elettorale passa all’esame del Senato, dove il timore dei voti segreti è minore e il governo potrebbe anche decidere di non porre la questione di fiducia.
La Camera aveva dato l'ok ai tre voti di fiducia posti dal governo sulla legge elettorale. La terza votazione è avvenuta questa mattina, sull'articolo 3 del testo, ed è passata con 309 sì, 87 no e 6 astenuti. Nel corso della giornata di ieri la Camera ha approvato i primi due voti di fiducia posti dal governo sugli articoli 1 e 2 del cosiddetto Rosatellum bis. Nonostante le tensioni in piazza e le manifestazioni di protesta organizzate dai partiti di opposizione, in prima fila M5S e Mdp, nettamente contrari all'ennesimo ricorso alla fiducia da parte dell'esecutivo, il primo voto di fiducia è passato con 307 voti a favore, 90 contrari e 9 astenuti mentre il secondo ha ottenuto 308 sì, 81 no e 8 astensioni.
In ultima istanza, questo pomeriggio la Camera era chiamata invece a votare gli articoli 4 e 5, sui quali sono stati presentati in tutto circa una ventina di emendamenti. L'articolo 4 è stato approvato con 381 voti favorevoli, 152 contrari e un solo astenuto. L'articolo 4 riguarda il tema della trasparenza del voto, prevedendo tra l'altro il deposito degli statuti da parte dei partiti. L'articolo 5 ha invece ricevuto il via libera con 372 sì, sempre con voto a scrutinio palese. Finito anche l'esame dei circa 150 ordini del giorno, l'Aula è passata alle dichiarazioni di voto.
La votazione finale sul Rosatellum bis è avvenuta nella serata di giovedì a scrutinio segreto. La richiesta di voto segreto per la votazione finale è stata presentata dai deputati di Mdp e viene automaticamente accettata dalla presidenza in quanto proviene da più di 30 parlamentari. Nonostante il governo sia certo di avere un'ampia maggioranza alla Camera, al momento, infatti, indiscrezioni sostengono ci siano una settantina di franchi tiratori pronti a impallinare la legge, ma potrebbero essere anche molti di più e ne occorrerebbero almeno 127 per affossare il Rosatellum. Qualora dovesse passare il Rosatellum a Montecitorio, quasi sicuramente la fiducia verrebbe posta anche in Senato, dove il governo può contare su una maggioranza alquanto risicata.
M5s in piazza contro il Rosatellum bis
Gli attivisti del MoVimento 5 Stelle si sono nuovamente riuniti in piazza, a Montecitorio, dopo le proteste di ieri. Proprio ieri, il candidato premier Luigi Di Maio aveva annunciato quella che ha definito una "veglia per la democrazia" che si terrà durante le votazioni in corso alla Camera sulla legge elettorale. "Siamo tutti in piazza a Montecitorio per far sentire la voce dei cittadini contro l'arroganza dei partiti – si legge in un post sul blog di Grillo -. Con questa nuova legge elettorale sarà compromessa la libertà di scelta. E noi invece siamo qui, a ricordare a tutti a chi devono realmente rendere conto e ragione mentre nelle segreterie decidono sulla testa di tutti. Non ce ne andremo fino al voto finale, la nostra voce deve rimbombare nell'aula della Camera. Lo faremo sempre pacificamente, senza cedere a provocazioni. Il vero Parlamento sta da questa parte".
In serata era atteso in piazza anche Beppe Grillo, garante del M5s, come annunciato anche sul blog dello stesso co-fondatore del MoVimento. Alla fine il garante del MoVimento ha deciso di disertare per motivazioni personali, probabilmente la sua decisione è stata presa dopo aver visto alcuni servizi televisivi. A Montecitorio è arrivata anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Il deputato Alessandro Di Battista ha invece attaccato il segretario del Pd, Matteo Renzi: "Dice che siamo in piazza per l'Italicum? Dice stronzate", afferma dopo aver litigato con una giornalista "che lavorava all'Unità".
Le modifiche votate dall'Aula
Nel pomeriggio l'assemblea di Montecitorio è stata chiamata a votare su alcuni emendamenti. Poche le modifiche approvate dall'Aula. Tra queste c'è la decisione di dare il via libera alla norma che consente ai candidati residenti in Italia di potersi candidare in una ripartizione delle circoscrizioni estere. La norma – molto contestata in aula da alcuni gruppi – è stata ribattezzata ‘salva-Verdini‘.
Un altro emendamento ha permesso di cancellare la norma che prevedeva l'ineleggibilità di chi ha ricoperto all'estero la carica di consigliere comunale nei dieci anni precedenti al voto. Con il voto di oggi dell'Aula si abbassa questa soglia da dieci a cinque anni per chi si candida nella circoscrizione estero. L'emendamento è stato definito ‘salva Bueno', in riferimento alla deputata Renata Bueno eletta in Brasile e che ha ricoperto una carica elettiva proprio in quel paese.
I rischi del voto segreto
Come riporta Repubblica, sulla carta il Rosatellum "può contare su 441 voti, oltre il 70 per cento dei componenti della Camera. Una cifra che si ricava sommando i 283 deputati del Pd, i 50 di Forza Italia, i 23 di Area popolare, i 19 della Lega, i 14 di Civici ed Innovatori, i 6 delle Minoranze linguistiche, i 17 di Scelta Civica-Ala, i 12 di Centro democratico, gli 11 di Direzione Italia, i 6 dell'Udc e i 4 del Psi. Da questo calcolo bisogna togliere i 3 del Pd che hanno già detto che voteranno no: Rosy Bindi, il prodiano Franco Monaco e il lettiano Marco Meloni".
"Il fronte del no, sempre sulla carta non ha chances: sommando i 13 voti di Mdp, gli 11 di Fratelli d’Italia, gli 88 del Movimenti Cinque Stelle, i 17 di Sinistra italiana e i 5 di Alternativa libera si arriva ad un magro 164 voti", a cui potrebbero aggiungersi alcuni voti provenienti dal Gruppo Misto.
La legge elettorale è pesantemente criticata dalle opposizioni non solo per il contenuto, ma anche e soprattutto per la scelta di ricorrere alla questione di fiducia da parte del governo, un'azione che di fatto neutralizza il dibattito parlamentare in Aula ed evita la discussione degli emendamenti presentati da partiti di ogni schieramento. Giorgia Meloni ha criticato la scelta dei suoi alleati, Forza Italia e Lega Nord: "È una legge vergognosa, non non potevamo starci e ci dispiace che altri si siano resi disponibili".