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Legge di stabilità: per ora tra Irpef ed Iva a rimetterci sono le famiglie a basso reddito

Continua il braccio di ferro sulla legge di stabilità, con valutazioni molto diverse fra esecutivo e maggioranza parlamentare. Il nodo è sempre quello: non toccare il saldo finale.
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Monti-PatroniGriffi

Se la battaglia di cifre fra il ministro dell'Economia Vittorio Grilli ed il segretario del Partito Democratico ha un merito, è quello di aver chiarito a milioni di italiani il senso profondo di un provvedimento, la legge di stabilità, che andrà comunque ad incidere notevolmente sulla vita quotidiana. Dunque, da una parte c'è Grilli che sostiene che per oltre 30 milioni di contribuenti il beneficio minimo dopo la "non – manovra" si attesterebbe intorno ai 160 euro; dall'altra Bersani che contesta la manovra congiunta Irpef – Iva, sottolineando inoltre l'inadeguatezza delle misure che riguardano la scuola. In mezzo, c'è anche Polillo che a Ballarò parla di benefici "a prescindere dall'aumento di un punto dell'IVA" (come se non contasse nulla per le famiglie italiane) e Fassina che riduce a 10 milioni il numero degli italiani beneficiati e chiede l'azzeramento della manovra combinata Irpef – Iva.

Questioni che saranno al centro dell'incontro di oggi fra Monti, Bersani e Grilli, con il segretario democratico che già questa mattina si è detto fiducioso e ha subito sgombrato il campo da ogni possibile ricaduta sulla stabilità del Governo: "Troveremo l'accordo sul Ddl stabilità. Discutiamo, diremo la nostra, ma alla fine non è certo in dubbio la stabilità del governo".

La distanza è però ancora notevole, soprattutto su un punto: Grilli è convinto che sia prioritario abbassare l'Irpef piuttosto che l'Iva, in modo da colpire anche gli evasori; Bersani sostiene invece la necessità di rinunciare o almeno rivedere un provvedimento che rischia di incidere sulle fasce più povere della popolazione. Il discorso è in effetti meno complesso di quanto sembri: se consideriamo l'impatto congiunto di Iva – Irpef a subire le conseguenze peggiori sono i redditi inferiori ai 25mila euro (sui quali la riduzione delle aliquote ha impatto meno rilevante, o non ne ha affatto, come nel caso degli "incapienti" che già sono esentati). Al contrario la "non manovra" ha effetto positivo sui redditi medio – alti ed alti e, in parte, anche sulle imprese che scelgono di reinvestire sulla produttività (un punto sottolineato positivamente dal centrodestra). Anche in questo caso, si tratta solo di scegliere da che parte stare.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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