Legge bavaglio: giornalisti e blogger protestano a Roma [Reportage]
Cento persone. Duecento, secondo gli organizzatori. Tutti a Roma contro la legge bavaglio. Manifestazione in cui, per dirla con alcuni giornali, c’erano “più telecamere che bandiere”. Dato di fatto incontestabile: pochi gli esponenti della cosiddetta “Società Civile”, pochi i giornalisti accorsi, ancora meno i politici in campo: da Angelo Bonelli dei Verdi a Nello Formisano dell’IdV. Una protesta per pochi intimi: nessuno slogan, applausi repressi, blogger defilati. La protesta contro la cosiddetta “Legge Bavaglio” resta quasi muta.
Intervista a Roberto Natale e Giulietti
Il parere del presidente della Federazione Nazionale della Stampa e di Articolo21 sulla Legge Bavaglio
Piazza del Pantheon, a Roma, resta quasi a bocca asciutta. Nessuna di quelle urla riesce a raggiungere le camere di Montecitorio, dove oggi verrà nuovamente discusso il disegno di legge che impedisce, di fatto, ai giornalisti giudiziari di pubblicare notizie fino al termine dell’udienza preliminare. Tradotto nei termini della legge italiana: anni e anni, prima che i cittadini possano apprendere notizie che riguardano scandali politici, economici, finanziari e mafiosi.
“Non si tratta di voler capire se il presidente del Consiglio vada con una mora o una bruna – sintetizza con efficacia il presidente nazionale dell’Fnsi Roberto Natale – Ma di far sapere ai cittadini italiani se ci sia un giro di prostituzione”. Notizia di interesse pubblico. Materia storicamente ghiotta per le testate giornalistiche, oggi per i blog: “Che però non possono essere equiparati – continua Natale – è un’altra forma di bavaglio, e non dei meno gravi. La rete ha assolto una funzione informativa importantissima, anche più delle testate generaliste: pensiamo alla campagna informativa sul Referendum. Io credo che alla Rete e ai blog si voglia far pagare anche questo”.
La politica latita, le associazioni si presentano: da Articolo 21 ad Agorà Digitale, fino ai sindacalisti della Cgil, alla Siulp e al neonato comitato Giulia, Giornaliste Libere Autonome, capitanate da Maria Luisa Busi: “Sono convinta che diranno nuovamente che questa è la piazza peggiore – sorride amaramente l’ex volto del Tg1 – ma io credo che questa sia la piazza vera. Di cittadini che vogliono il rigore. Le regole. Che sono per la Costituzione”.
Il numero dei presenti non incoraggia le speranze su questa etica della verità. L’intensità degli applausi, neppure. Ma forse, come dice Giuseppe Giulietti, ai microfoni di fanpage: “Se faremo sentire la passione civile e la difesa del bene comune, i cittadini reagiranno”. Lavitola, le escort di Berlusconi, i processi di mafia e camorra. Sintesi giudiziarie espresse dallo stesso Giulietti. Una battaglia che, a giudicare dai presenti oggi accorsi al centro di Roma, ancora in pochi sono disposti a portare avanti.
In collaborazione con Enrico Nocera e Marta Casini