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Legge anticorruzione, prova di forza del Governo: “Pronti a tutto”

Dopo mesi di stallo sembra sbloccarsi l’iter della legge anticorruzione. Anche se più che una reale volontà politica, a pesare sono le “minacce” del Governo. Insomma, o passa il testo della Severino o tutti a casa.
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Nel pieno dell'ennesimo scandalo sulle spese allegre della politica (e in attesa che scoppi anche lo scandalo sui rimborsi delle province), il Governo sembra deciso a rompere l'impasse sul disegno di legge anticorruzione, fermo da mesi al Senato e oggetto di feroci polemiche nelle ultime settimane. La considerazione di fondo da cui partire è quella dell'insostenibilità di tale situazione, con il Parlamento incapace non soltanto di mandare un segnale chiaro al Paese sulla volontà di intervenire con forza su quello che è e resta il vero problema della politica, ma finanche di riportare l'Italia nel "contesto europeo". E, come suggerivamo qualche giorno fa, con un Parlamento paralizzato e con la solita politica incapace di riformare se stessa, a muoversi deve necessariamente essere il Governo. Anche con l'ennesimo strappo, anche con l'ennesima fiducia.

In questo senso conforta la dichiarazione di Corrado Passera a Che Tempo che fa. Il ministro dello Sviluppo Economico ha infatti ribadito che la volontà del Governo è quella di "far passare a tutti i costi" il disegno di legge al quale ha lavorato (e continua a farlo) il ministro della Giustizia Paola Severino. Del resto, la corruzione brucia circa 60 miliardi di euro l'anno (secondo stime più o meno attendibili) e rappresenta il vero cancro del nostro Paese, soprattutto in un momento di recessione e crisi sistemica. E' chiaro che, anche in questo caso, l'intervento del Governo e la blindatura del provvedimento con la fiducia, rappresentano l'extrema ratio, ma va sottolineato come il Parlamento abbia avuto mesi, anni per recepire indicazioni comunitarie e lavorare su norme efficaci di contrasto alla corruzione. A ritardi ed errori di valutazione  si è poi aggiunto l'ostruzionismo del Popolo della Libertà (che paradossalmente ricorda come la firma sul ddl sia dello stesso Angelino Alfano). Un atteggiamento che nei fatti ha bloccato la discussione e l'avanzamento del provvedimento che "giace placidamente a Palazzo Madama", nonostante le sollecitazioni di Schifani, Napolitano e dello stesso Mario Monti. Insomma, se non altro la mossa dei tecnici può servire a smuovere le acque e a far uscire definitivamente allo scoperto chi, per ragioni che crediamo perfino superfluo ricordare, continua ad opporsi al provvedimento.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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