Più di una volta vi abbiamo rendicontato sulle proposte di legge per legalizzare la cannabis ed i suoi derivati, che nella quasi totalità dei casi sono rimaste chiuse in qualche cassetto di Montecitorio o Palazzo Madama. Questa volta potrebbe, anzi dovrebbe, essere diverso. È stata infatti presentata, dall’intergruppo parlamentare guidato da Benedetto Della Vedova, una proposta di legge che ha il sostegno di 218 parlamentari, provenienti dalle fila di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia e Libertà e gruppo Misto, intorno alla quale potrebbe anche costruirsi una maggioranza “politica” in grado di portare all’approvazione del provvedimento. Tecnicamente, infatti, una "coalizione" di questo tipo avrebbe un'ampia maggioranza nei due rami del Parlamento e alcuni "distinguo" potrebbero essere compensato da altrettante "scelte personali" tra gli altri gruppi parlamentari. Resta invece la ferma contrarietà della Lega Nord, di Forza Italia e del Nuovo Centro Destra.
Perché approvare la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis
Si tratta di un testo completo e molto ben elaborato, che disciplina il possesso, l’autocoltivazione, la vendita e l’uso terapeutico della cannabis e che parte da una riflessione sul fallimento del proibizionismo. Nella parte introduttiva si cita direttamente la Relazione Annuale della Direzione Nazionale Antimafia che, a proposito dell’azione di contrasto alla diffusione dei derivati della cannabis, ha denunciato “il totale fallimento dell’azione repressiva” e “la letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi”. E la stessa DNA ha proposto “politiche di depenalizzazione che potrebbero dare buoni risultati in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite”.
Del resto la posizione della DNA non fa altro che ribadire il fallimento delle politiche di “War on drugs”: tale approccio, scriveva Manconi nel presentare la sua proposta di legge, “generalmente e quasi esclusivamente repressivo, appare oggi tanto più anacronistico in quanto in aperto contrasto con le tendenze legislative in atto negli Stati Uniti d’America, in molti Paesi del Centro e Sud America, nonché con le riflessioni in numerosi Paesi europei”. A ciò andrebbe aggiunta una ulteriore considerazione sui risultati delle politiche di contrasto negli ultimi anni in Italia: “Questa mastodontica attività di contrasto non ha portato significativi risultati sotto il profilo della riduzione dei consumi di sostanze stupefacenti, soggetti, al più, a fluttuazioni di carattere macro-geografico, generazionale o culturale; né sono percepibili variazioni significative nel flusso di denaro di cui si appropriano annualmente diversi sodalizi criminali, variamente stimato, ma quasi mai inferiore ai 60 miliardi di euro”.
I promotori della legge ricordano poi che “proprio l'esperienza degli Stati che hanno regolamentato in forma legale il mercato della marijuana dimostra che il numero dei consumatori non è affatto cresciuto, né è aumentato l'impatto sociale e sanitario direttamente o indirettamente connesso al consumo”. Insomma, sono i dati a dimostrare che a crescere sarà solo il reddito legale, il gettito fiscale del mercato legalizzato e la disponibilità di tempo e risorse per le forze dell’ordine.
Qual è la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis
L’articolo 1 della proposta inserisce la coltivazione in forma personale e associata di cannabis tra le fattispecie lecite, senza che dunque sia necessaria alcuna autorizzazione (basterà solo una comunicazione di dati obbligatori all’Ufficio regionale dei Monopoli territorialmente competente): sarà dunque consentito ai soli maggiorenni detenere fino a 5 piante di sesso femminile per uso ricreatico; sarà poi consentita anche la coltivazione in forma associata, attraverso enti senza fini di lucro, sul modello dei cannabis social club spagnoli cui possono associarsi solo persone maggiorenni e residenti in Italia, in numero non superiore a cinquanta.
L’articolo 2 definisce i limiti entro i quali sarà possibile detenere quantità di cannabis: 5 grammi, innalzabili a 15 se nel proprio domicilio; per finalità terapeutiche, invece, farà sempre fede la quantità prevista dalla prescrizione medica. Non sarà comunque possibile fumare nei luoghi pubblici o negli ambienti di lavoro.
Non sarà punibile la cessione gratuita di modiche quantità di cannabis o di prodotti ad essa associati se a persona maggiorenne (articolo 3), così come il possesso o la coltivazione di cannabis non costituirà causa di sospensione della patente di guida, della licenza di porto d’armi o del passaporto (articolo 4).
La cannabis sarà venduta direttamente dallo Stato?
A disciplinare questo aspetto concorre l'articolo 5 della proposta di legge. Si prevede infatti che l’intero sistema delle autorizzazioni per la coltivazione delle piante di cannabis (con l’esclusione delle coltivazioni personale), la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita al dettaglio nel mercato legale (ad esclusione dei farmaci) avvenga istituendo un monopolio di Stato. In tal senso serviranno delle autorizzazioni particolari per l'esercizio dell'attività di produzione, trasformazione e vendita da parte di soggetti privati: in sostanza si aggiungerà un capitolo specifico nella legge sul monopolio dei sali e dei tabacchi, prevedendo la disciplina del monopolio della cannabis.
L’idea degli estensori della proposta è quella di equiparare il profilo fiscale a quello sui tabacchi, prevedendo un rigoroso controllo per quel che concerne “tracciabilità del processo produttivo, divieto di importazione e esportazione di piante di cannabis e prodotti derivati, vigilanza del Ministero della salute sulle tipologie e le caratteristiche dei prodotti ammessi in commercio e sulle modalità di confezionamento). La vendita al dettaglio sarà possibile solo in esercizi dedicati esclusivamente a tale attività, mentre non sarà possibile in alcun modo fare pubblicità alla cannabis o ai prodotti derivati.
Una parte dei ricavi per lo Stato (il 5%) sarà destinata al Fondo nazionale per la lotta alle droghe, mentre le sanzioni amministrative relative alla violazione dei limiti e delle modalità previste per la coltivazione/detenzione di cannabis, in forma personale o associata, siano interamente destinati ad interventi informativi, educativi, preventivi, curativi e riabilitativi, realizzati dalle istituzioni scolastiche e sanitarie e rivolti a consumatori di droghe e tossicodipendenti.