Depositata in Senato una mozione di sfiducia contro Poletti. Il ministro: “Non mi dimetto”
Tutti contro il ministro del Lavoro Giuliano Poletti dopo le infelici frasi sui giovani emigranti italiani pronunciate due giorni fa durante una conferenza stampa a Fano. "Se 100mila giovani se ne sono andati dall'Italia, non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola'. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi", disse quel giorno il titolare del dicastero del Lavoro, una frase che ancora oggi, a distanza di tempo, sta facendo molto discutere e ha portato alla richiesta di dimissioni del ministro da parte di 200 Giovani democratici del Pd e alcuni esponenti parlamentari delle opposizioni. Non solo, nella mattinata di oggi al Senato è stata depositata una mozione di sfiducia nei confronti del ministro Poletti a firma Sinistra Italiana, Lega Nord, Movimento 5 Stelle e parte del gruppo misto.
Nel testo della mozione si legge che Poletti avrebbe "nelle ultime settimane dato riprova di un comportamento totalmente inadeguato al suo ruolo, esprimendosi in più di un'occasione con un linguaggio discutibile e opinioni del tutto inaccettabili" e in particolare, oltre alle inqualificabili parole sui giovani, la sua dichiarazione relativa a un inevitabile rinvio del referendum contro il Jobs Act, pronunciata il giorno della fiducia al Senato al governo Gentiloni, "compromette la libertà di voto dei cittadini".
Nonostante le pubbliche scuse di Poletti, prima diramate a mezzo stampa e successivamente attraverso un breve video pubblicato su Facebook, la polemica non accenna a placarsi e anzi la posizione del ministro sembra aggravarsi, a causa di un'altra notizia, questa volta relativa al figlio del ministro, che ha contribuito a riscaldare nuovamente gli animi: Manuel Poletti, ha scoperto Il Fatto Quotidiano, ha 42 anni, non ha mai finito di dare gli ultimi esami all'università, ha ricevuto mezzo milione di euro in fondi pubblici per la sua testata legata alle coop e attualmente lavora con contratto part-time per uno stipendio mensile pari a 1.800 euro.
Fermato da alcuni cronisti presenti in parlamento, il ministro Giuliano Poletti ha però ribadito di non avere alcuna intenzione di dimettersi dal suo incarico, nonostante la mozione di sfiducia. Il ministro del Lavoro è stato inoltre difeso dal responsabile economico del Partito Democratico Filippo Taddei e dal capogruppo Ettore Rosato che, attraverso una nota stampa, hanno dichiarato: "Credo che Poletti abbia fatto un errore e lo abbia spiegato. Ha fatto un errore comunicativo di cui si è scusato, penso che la questione sia risolta così".