Le unioni civili diventano “formazione sociale”. Ok in Senato all’emendamento PD
L’istituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso è “formazione sociale specifica”. E’ la modifica al disegno di legge del Pd, prima firmataria Monica Cirinnà, approvata in commissione Giustizia, al Senato. L’emendamento ha come obiettivo quello di evitare rischi di costituzionalità, in particolare l'equiparazione con l'istituto tradizionale del matrimonio: quello tra uomo e donna. Nei giorni scorsi era stato il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli a sottolineare i pericoli per il testo in discussione a Palazzo Madama: “La Corte Costituzionale ha fissato due pilastri – aveva detto in un’intervista ad Avvenire – Uno: riconoscere giuridicamente le unioni civili e immaginare forme di garanzia che non vanno rinviate. Due: evitare la omologazione al matrimonio”.
Ad ogni modo l’istituzione della "specifica formazione sociale" ha ottenuto l’ok grazie ai voti di una maggioranza trasversale formata da Pd e M5s. Contrari invece Area Popolare (il gruppo parlamentare che riunisce Ncd e Udc) e la Lega Nord. L’espressione “formazione sociale specifica” compare dunque ora come premessa all’articolo 1 del ddl Cirinnà, che permette le unioni civili mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni. “È una modifica coerente con la sentenza della Corte costituzionale, che riconosce le unioni civili come coppie e va al di là del mero riconoscimento dei diritti dei singoli”, ha sottolineato il capogruppo Pd in commissione, Giuseppe Lumia.
A spiegare la contrarietà di Ap è il presidente della commissione Lavoro di Palazzo Madama, Maurizio Sacconi: "La definizione delle unioni civili come ‘specifica formazione sociale' appare come un disperato espediente causidico per distinguerle dal matrimonio ma, come abbiamo più volte detto, se un animale abbaia come un cane ragionevolmente è un cane. E la descrizione di questa ‘formazione sociale' è quella del matrimonio". Dello stesso parere il capogruppo Ncd in commissione Giustizia, Carlo Giovanardi: “La nostra astensione vale come un voto contrario” perché l’emendamento “non risolve i nodi della reversibilità delle pensioni, dell’utero in affitto e delle adozioni”.