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Le scuole migliori d’Italia? Pubbliche, in provincia e non sono solo licei

Qual è l’istituto italiano che da’ la preparazione migliore per approdare all’Università? La ricerca della Fondazione Agnelli ha provato a rispondere a questa domanda, restituendo anche la top ten delle migliori scuole di quattro regioni italiane. Con risultati anche a sorpresa.
A cura di Biagio Chiariello
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qual e l istituto italiano che da la preparazione migliore per l universita

Si chiama Fondazione Giovanni Agnelli e dal 2008 effettua indagini sul mondo dell'istruzione. In particolare prova a rispondere ad una domanda: quali sono le scuole superiori italiane che riescono a preparare meglio gli studenti che vogliono andare all'Università? Il metro di giudizio è rappresentato dalla valutazione delle performance accademiche degli stessi ex diplomati. L'ultima analisi è stata diffusa ieri e prende in considerazione le scuole (1.011) di quattro regioni italiane: Lombardia (453), Piemonte (213), Emilia Romagna (179) e Calabria (166). 145mila sono i ragazzi a cui sono stati dati i "voti" a partire dai dati della Anagrafe nazionale degli studenti universitari: crediti ottenuti, esami segnati sul libretto, punteggi ottenuti, corso di laurea. Seppur non completamente rappresentativo dell'universo Italia, il campione ha restituito tre importanti risultati.

Primo, non è vero che solo i licei contribuiscono a plasmare menti eccelse e talentuose. Anche gli istituti tecnici consegnano all'università italiane degli studenti virtuosi e competenti da far esordire al meglio nel mercato del lavoro. Per quanto, dal campione analizzato siano stati esclusi gli istituti professionali in quanto il loro obiettivo è quello di formare studenti da gettare subito nel mondo lavorativo. Secondo, il lavoro svolto dalle scuole pubbliche sembra essere assai più fruttuoso di quello degli istituti privati. Quindi, ciò che risultata determinante non è certo il blasone che può avere una scuola a pagamento, ma come uno studente viene preparato per iniziare la carriera universitaria. In altre parole, esso non deve per forza provenire da una famiglia benestante. Terzo punto, è quello che può essere definito "effetto provincia". La Fondazione Agnelli ha infatti evidenziato come i ragazzi dei piccoli centri abbiano dato risultati universitari migliori di quelli delle grandi metropoli. Questo dato può essere spiegato dal fatto che l'investimento economico di una famiglia per uno studente fuori sede, può indurre quest'ultimo ad impegnarsi il più possibile per ripagare i propri cari degli sforzi fatti.

Le quattro top ten regionali delle scuole confermano quanto scritto fin qui. In Lombardia otto su dieci sono tecnici industriali e istituti superiori della provincia. Al comando c'è un istituto tecnico commerciale, il Di Rosa di Desio (Monza),  seguito dall' industriale Magistri Cumacini di Como. A ben vedere quest'ultima è virtualmente prima, in quanto il Di Rosa ha chiuso le iscrizioni per l'indirizzo tecnico. In Piemonte la situazione è quasi identica, con l'Istituto "Carlo Denina" di Saluzzo (polo tecnico tecnologico e professionale), al primo posto. Solo nono il liceo Valsalice dei Salesiani (dove si sono formati il cardinal Bertone e il magistrato anti-Tav Caselli). Svettano gli istituti tecnici pure in Calabria ed Emilia Romagna, dove rispettivamente troviamo al primo posto il Polo di Cutro (provincia di Crotone) ed il tecnico-industriale Enrico Fermi di Modena.

Ma i fautori della ricerca precisano che i risultati non vanno letti con carattere perentorio, tale da considerare scarse ed inutili le ultime in classifiche ed osannare troppo le prime, come spiega il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, facendo notare che

 «nessun sistema di valutazione è perfetto e che anche altri parametri sono importanti per giudicare una scuola, per esempio il benessere degli studenti, il livello culturale, la capacità ,di educazione e di inclusione. Ma manca in Italia un riscontro di questo tipo, così come manca una vera e propria cultura della valutazione e del rendere conto alla collettività come invece è giusto che sia».

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