Le scuole dovranno insegnare l’inno di Mameli, passa il ddl
In questo periodo è soprattutto questione di stadi (con gli Europei di calcio in corso in Polonia ed Ucraina), ma presto farà parte del programma didattico. L'Inno di Mameli sarà insegnato a scuola, come deciso da un ddl della Commissione Cultura della Camera all’interno di un percorso più ampio che introduce nell'agenda pure la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera” che si terrà il 17 marzo per ricordare il giorno in cui fu proclamata l'unità d'Italia nel 1861. Si tratta di una legge che entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico e che varrà per le scuole di ogni ordine e grado, dalle primarie alle superiori. La legge su "Fratelli d'Italia" unifica le proposte di Paola Frassinetti (Pdl) e Maria Coscia (Pd) ed è stata voluta per «l’acquisizione di conoscenze e competenze in materia di cittadinanza e costituzione e sull’insegnamento dell’Inno di Mameli nelle scuole».
E così l'Inno di Mameli approderà tra i banchi di scuola, con buona pace di quei (pochi) tifosi che l'avevano fischiato nel corso della Finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus e, soprattutto, del Carroccio. Il ddl è infatti passato nonostante il voto contrario della Lega che, tramite il deputato Davide Cavallotto, l'ha definita una «legge di stampo fascista che obbliga i bambini a imparare un inno che parla di schiavi e di chiome tagliate». A rispondergli è stata una delle promotrici, la Frassinetti, che sottolinea come i leghisti abbiano votato no «probabilmente per partito presovisto che nell'Inno si cita Legnano e nel loro simbolo c'è Alberto Da Giussano. È evidente che non conoscono il nostro inno».
Qualche polemica era stata suscitata anche dagli altoatesini e i sardi, per cui la proposta di legge era «inaccettabile e grottesca». In particolare erano stati i deputati del Südtiroler Volkspartei, aderenti al gruppo misto, a storcere il naso. Ma le polemiche sono state aggirate, facendo riferimento al rispetto delle minoranze linguistiche dall’articolo 6 della Costituzione. E' la stessa Frassinetti a spiegare che così facendo «non si potrà nemmeno dire che i ragazzi saranno obbligati a cantarlo. Di canto nel testo non si parla, si dice espressamente insegnamento. Conoscendolo sarà più facile anche cantarlo». Ora l'esame passa al Senato, ma il "sì" appare scontato.