Assassino di donne e bambini, stupratore, rapinatore e bugiardo seriale, Angelo Izzo ha commesso i crimini più abietti che l’Italia abbia mai conosciuto nascondendosi dietro il sorriso bonario e l’eloquio della Roma borghese. La sua parabola, scandita da coltelli e pistole, badili con cui seppellire cadaveri ancora caldi, è la dimostrazione di un semplice dato: l’arma più affilata per commettere un delitto, è la parola.
La famiglia di Angelo Izzo
Primo di quattro figli, ‘l’Angelo del male’, nasce a Roma nell’agosto del ’55. Sono le cure di mamma Anna, una madre dedita che ha messo in soffitta la laurea in Lettere per occuparsi dei figli, a fare di lui un ragazzo sveglio e dinamico, amante dello sport all’aria aperta. Così vivace, però, che a quattordici anni già sfiora il riformatorio. A rimettere le cose a posto, però, c’è papà Izzo, imprenditore nel campo edile con un portfolio di importanti conoscenze e una reputazione di professionista serio e stimato. A vent’anni Angelo incrocia quel mondo che gli cambierà la vita, quello della militanza politica armata. Essere un giovane di destra, negli anni Settanta, a Roma, significava stare dalla parte di chi era disposto a imbracciare le armi pur di arrestare l’avanzata comunista nel Paese. Il nemico ‘rosso’ che aveva diviso il mondo di due blocchi, comunista e anticomunista, era alle porte e nell’immaginario di un giovane rampollo dei Parioli, gli avrebbe strappato soldi e privilegi in favore della masse, dei poveri. Angelo Izzo, come dirà la sua storia, non amava i deboli.
Il massacro del Circeo
Lo smilzo ragazzo con gli occhi guizzanti di follia si getta anima e corpo nella militanza, andando perfino oltre: furti, rapine, stupri, in pochi anni diventa noto alle forze dell’ordine come uno dei pariolini neri violenti. È il 1975 l’anno che cambierà la sua vita. Con gli amici Gianni Guido e Andrea Ghira, buttano lì un'idea: rapire un paio di ragazzine di borgata, semplici, ingegunue, e ucciderle. Prima, però, bisogna togliersi ogni sfizio, ogni voglia, come se rivoltarle come due cavie da laboratorio. Il piano va in scena nella villa estiva dei Ghira al Circeo, le due povere vittime prescelte sono Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, due ragazze di borgata. Giovani e inesperte le due amiche accettano di andare a una festa con i tre pariolini, a convincerle l'eloquio rutilante di Izzo, la sua naturale simpatia, la sua capacità di carpire la fiducia del prossimo.
Dopo 35 ore di torture, Izzo, Ghira e Guido si mettono in auto per andare a scaricare i cadaveri, ma prima si prendono il lusso di fermarsi a cena mangiare qualcosa. È allora in una scena diventata iconica del massacro del Circeo che la sopravvissuta Donatella Colasanti, fa capolino dal bagagliaio dell'auto, dove, credendola morta, i tre l'avevano gettata insieme al cadavere di Rosaria. Come uno zombie che torna dalla morte la povera Donatella torna alla vita accusando i suoi carnefici in un processo che farà storia. "Questo", diranno i giudici è "il delitto del più forte sul più debole, del maschio sulla femmina, del ricco sul povero, del giovane dei Parioli su quello delle borgate”. I tre pariolini di cui uno, Ghira, fuggito prima dell'arresto, vengono condannati l'anno seguente.
Il carcere
Per Angelo Izzo si aprono le porte del carcere a vita, una pena inesorabile, insopportabile, che l'ergastolano Izzo tenta di rifuggire con due evasioni (in una delle quali prende in ostaggio il maresciallo delle guardie penitenziarie) fallite e nell'unico modo che conosce: parlando. Izzo l'affabulatore comincia a fare rivelazioni sulle stragi che negli anni Settanta insanguinavano l'Italia: Piazza della Loggia, Piazza Fontana, la strage di Bologna e l'omicidio di Giorgiana Masi, del quale accusa l'eterno latitante Andrea Ghira. Non sempre è convincente, ma la collaborazione con la giustizia gli vale alcuni benefici carcerari. In cella conosce Giovanni Mariorano, ex boss della Corona Unita e con lui stringe un patto.
L'intervista e la semilibertà
In questo clima di riabilitazione arriva, quasi a suggello del percorso, l'intervista con Franca Leosini. È il 1998. La giornalista e autrice napoletana passata alla storia della televisione per le sue interviste-confessioni ai criminali italiani, stavolta si siede davanti al mostro del Circeo. Di fronte a lei per la puntata di ‘Storie Maledette‘ dedicata al Circeo, c'è un Izzo appesantito dai suoi 43 anni, ma solo nel corpo. La sua parola è leggera come sempre, ironica e autoironica, ma meno dissacrante. Con il sorriso sulle labbra, Angelo Izzo si dichiara cambiato. "Consideravamo le donne come delle ‘non persone’ dei ‘pezzi di carne’" – mi pento di averla pensata così. È sorridente e convincente tanto che, non molto tempo dopo, anche in virtù del ritratto positivo che traspare da quell'intervista gli viene concessa la semilibertà.
Il patto con il boss
Izzo, stabilisce il giudice, può lasciare il carcere per andare a lavorare nella cooperativa ‘Città futura', in provincia di Campobasso. Ottenuta la semilibertà Izzo decide di onorare il patto fatto in carcere con Maiorano. L'ex boss gli aveva chiesto di avvicinare la moglie Maria Carmela, 48 anni e la figlia Valentina, di dodici e di prendersi cura di loro. Nello stesso periodo Angelo Izzo, che non aveva mai fatto mistero del suo lato omosessuale, intreccia una relazione intima con il giovane Luca Palaia e allo stesso tempo una con Maria Carmela, diventando in poco tempo il compagno della donna e un riferimento importante per la piccola Valentina. Quello che madre e figlia non sanno è che Angelo sta tramando un piano criminale che ha come solo scopo quello di impossessarsi del loro denaro.
Il massacro di Ferrazzano
A fine aprile del 2005 mette in atto il suo piano omicida: le due povere vittime vengono uccise e i loro corpi avvolti nella plastica, quello di Valentina, completamente nudo. I corpi vengono ritrovati due giorni dopo nell'ambito delle indagini su un traffico di armi. Angelo Izzo torna dentro e stavolta il sorriso bonario sulla faccia del criminale redento torna a essere il ghigno irriverente del Mostro del Circeo. Proprio quando le porte del carcere si sono chiuse definitivamente alle sue spalle e il suo nome sembra destinato a scomparire dagli annali delle cronache, a sorpresa, finisce sulle cronache rosa. Izzo si sposa: l'Angelo del male ha trovato una donna che lo ama addirittura fino al punto di gridare la sua innocenza al mondo.
La moglie di Angelo Izzo
Lei è Donatella Papi, porta il nome di una delle sue vittime, è una giornalista ed è anche l'ex nuora di Amintore Fanfani. La sua presa di posizione in favore del marito fa scandalo, soprattutto quando la popolare trasmissione d'intrattenimento pomeridiano, ‘l'Italia sul Due', per cui lavorava come invitata, si ritrova a leggere un suo comunicato choc dove Papi perora l'innocenza di Guido, Ghira e lo stesso Izzo nei fatti del Circeo. La Rai, a sua volta con un comunicato, si dissocia per esprimere solidarietà alle famiglie delle vittime. Un anno dopo è la stessa Papi a volere il divorzio: "L’unione tra me e Angelo – dice – sarà sciolta legalmente. Izzo non è colpevole dei reati che gli sono stati attribuiti, ma di altri fatti gravissimi per la nostra repubblica". Nel 2018 Izzo si è accusato anche dell'sequestro e dell'omicidio di Rossella Corazzin, scomparsa nel '75, Le indagini sono ancora in corso.
L'epilogo: Angelo Izzo oggi
Ormai disconosciuto dalla famiglia, che non vuole più saperne di lui, dopo i fatti di Ferrazzano, Angelo Izzo scrive alla donna che aveva creduto in lui: "Sappia che non l’ho ingannata e quella parte di me nella quale ha creduto esiste veramente”. Franca Leosini, che legge quel messaggio in una puntata della trasmissione ‘Ombre sul Giallo‘, sceglie di credere a quella frase. Ma si sa, l'arma più affilata di Izzo è sempre stata la parola.