Le barricate di Gorino per difendersi da dodici donne e otto bambini
Ieri sera a Gorino, una frazione del comune di Goro, in provincia di Ferrara, un gruppo di abitanti ha bloccato l'accesso al paese a due pullman che trasportavano dodici donne migranti (di cui una incinta all'ottavo mese) e otto bambini provenienti da Nigeria, Guinea e Costa d'Avorio. I profughi sarebbero dovuti essere ospitati, secondo quanto disposto da un provvedimento del prefetto Michele Tortora, nell'ostello "Amore-Natura" del paese, dove però non sono mai arrivati. Diverse persone si sono piazzate davanti al pullman per bloccarlo, alzando delle barricate con bancali di legno. Ne è seguito un lungo tentativo di mediazione con prefettura e polizia, finché, intorno a mezzanotte, il mezzo con a bordo le donne e i bambini migranti non ha fatto retromarcia verso altre strutture, a Fiscaglia, Ferrara e Comacchio.
Questa descrizione è forse fin troppo particolareggiata per spiegare quello che è accaduto ieri. Basterebbe dire che un centro abitato ha rifiutato con modalità da guerra civile l'accoglienza di dodici donne e qualche bambino arrivati in Italia dopo un viaggio bestiale su qualche barcone. Secondo il racconto dei residenti e di chi li ha sostenuti, invece, la mobilitazione è nata per combattere una grande ingiustizia che avrebbe sconvolto la vita dei cittadini di Gorino – attentissimi a respingere accuse di intolleranza o razzismo.
Come spiega la Nuova Ferrara, la protesta era montata dopo la notifica dell’ordine di requisizione da parte del prefetto di alcune stanze dell'ostello: "Già dalle 18, quando si è diffusa la notizia secondo cui il sindaco Diego Viviani aveva convocato una riunione d’urgenza, in paese cominciava a montare la rabbia" ed è iniziato un "andirivieni nel bar-ostello, ritenuta da tutti punto di riferimento nevralgico, luogo di aggregazione e non solo una struttura ricettiva per i turisti", e qualcuno "mostrava la copia dell’ordine di requisizione prefettizio". Una residente venuta a portare ai titolari dell'ostello "Sanela Mikolik e al suo socio Paolo Fabbrini vicinanza e solidarietà", ha spiegato ai giornali locali i motivi della protesta: "Questo è l’unico bar per le colazioni rimasto in paese, e qui alla mattina ci troviamo noi donne per fare due chiacchiere e stare insieme. Ma anche gli anziani vengono qui e dopo la colazione giocano a carte. Adesso che è requisito, noi dove andremo?"
L'ostello, in realtà, non era stato interamente requisito. Nel documento firmato dal prefetto Tortora e datato 24 ottobre, infatti, si ordinava la "requisizione con effetto immediato e sino al 28 febbraio 2017 e comunque fino a nuove esigenze di sei stanze" della struttura, "da adibire ad ospitalità di richiedenti protezione internazionale, assegnati alla Prefettura di Ferrara". L'atto – un "provvedimento contingibile e urgente" – faceva riferimento a "uno stato di necessità per il preminente interesse pubblico".
La decisione della prefettura di requisire urgentemente le camere, tra l'altro, era scaturita dal fatto che l'edificio – che è un'ex scuola materna poi adibita ad attività recettiva – è tuttora di proprietà della Provincia e in locazione da quattro anni. Il titolare dell'ostello ha spiegato di essere stato contattato "nelle settimane scorse per chiederci se eravamo interessati a mettere a disposizione gli spazi, ma abbiamo espressamente rifiutato. Alle 14 ci hanno notificato il sequestro dei locali e annunciato che entro 40 giorni sarebbero stati occupati". Fabbrini ha precisato che "qui non si tratta di razzismo, donne e bambini sono ben accetti, ma che accoglienza è imporre la loro presenza con un preavviso di poche ore, senza che nemmeno le camere siano pronte? Siamo qui con regolare contratto, avevamo prenotazioni di turisti che dovremo disdire all’ultimo, non è concepibile né giusto. La stessa popolazione è in subbuglio, non siamo cattivi ma un po’ incazzati sì, bastava preannunciarlo e tutto sarebbe stato affrontato con più calma".
"Nessuno andrà più al bar se ci sono i migranti"
Come alcune stanze occupate da donne e bambini avrebbero potuto portare alla totale chiusura del bar lo chiariscono meglio alcune testimonianze di manifestanti: "Ma come si fa a metterli nel bar ostello, che ora dovrà chiudere perché non ci andrà più nessuno. Senza contare che così si uccide anche l’unico sostegno del turismo, non verrà più nessuno a fare giri in barca". Insomma, sarà, la presenza di dodici donne e otto bambini a provocare l'inesorabile chiusura della struttura, tanto che Annemarie, la ragazza che lavora al bar come cameriera, "è già sicura di aver perso il posto: ‘Come faccio io ad andare là alle 6 di mattina, con il buio, da sola? E se mi fanno qualcosa?'". Un anziano "che in quell’ostello, quasi 60 anni fa, quando era un asilo, ci andava a scuola" ha spiegato che non si tratta di intolleranza, o per lo meno, non originariamente: "Noi non siamo mai stati razzisti, lo stiamo diventando, loro ci fanno diventare razzisti".
Comunque, i residenti di Gorino non si sono fidati della mediazione di stanotte e questa mattina hanno proseguito la protesta: non hanno mandato i figli a scuola, i pescatori hanno lasciato le barche ormeggiate al porto e si sono radunati sul luogo del presidio, dove le donne hanno portato biscotti e caffè caldo, panini col salame e vino rosso. Oltre alla questione del bar alcune signore hanno spiegato più precisamente perché hanno rifiutato i profughi, in un trionfo del genere letterario "Non sono razzista ma": "Dietro a quelle donne ci sono i loro uomini. Noi qui passiamo intere giornate senza i nostri mariti in casa e con quello che si sente dire in giro abbiamo paura". Il razzismo, infatti, ancora una volta, "non c'entra ma le piazze insegnano che dove c'è immigrazione ci sono problemi. E a noi bastano i nostri". I residenti hanno aggiunto che il punto è anche il non essere stati avvertiti per tempo, perché se ne poteva "parlare", "prepararsi all'idea".
Il consigliere regionale leghista Alan Fabbri ha applaudito agli abitanti del centro del ferrarese i "nuovi eroi della Resistenza": "La forza del popolo ha consentito di vincere la follia di prefetture che requisiscono locali per darli agli immigrati e di dare una lezione di stile a Tiziano Tagliani che, da presidente della Provincia, si comporta in modo complice: evidentemente pensa di assolvere al proprio dovere di promuovere il territorio del Delta del Po piazzando immigrati clandestini in ogni dove".
In realtà, ha spiegato il prefetto Tortora, "sono due anni e mezzo che facciamo riunioni con i sindaci e gli amministratori della provincia, che lancio appelli perché diano una mano a gestire l’emergenza: soprattutto ai sindaci dei comuni che, come Goro e Gorino non ospitano alcun migrante". Nella frazione risiedono in tutto dieci stranieri: un maschio e nove femmine, tra cui otto europei, un asiatico e uno proveniente dall'Africa.
Non è neanche troppo vero che in generale vengono "piazzati immigrati clandestini in ogni dove": secondo i dati della Fondazione Migrantes, infatti, in Emilia Romagna solo 30 comuni hanno attivato il progetto Sprar, con un totale di circa mille profughi accolti – cui aggiungere le presenze al Cara e nei Cas. In tutto si parla di 10mila persone, "circa due ogni mille abitanti". Si tratta, secondo l'analisi, della regione "con il più basso rapporto fra accoglienza e popolazione".
Nel caso di Gorino e dell'ostello, la prefettura ha "agito nella presunzione che non vi potesse essere un grosso traffico di turisti a Gorino nel periodo invernale. Si potrebbe obiettare: perché non vi siete rivolti al mercato? Ebbene, lo abbiamo fatto contattando i privati, praticamente tutti gli hotel e strutture ricettive dei Lidi e tutti hanno risposto, appena sentono parlare di profughi, che le strutture sono già al completo. Lascio a voi ogni considerazione sulla plausibilità di queste risposte", ha aggiunto Tortora. Considerato tutto questo, con l'appassionata "rivolta" di ieri, i cittadini stavano "difendendo" il paese davvero da dodici donne e otto bambini.
La protesta, comunque, ha dato i suoi frutti: oggi il prefetto Tortora ha comunicato che l'ipotesi di ospitare dei profughi nel centro del ferrarese "non è più in agenda", perché "ha prevalso la tranquillità dell'ordine pubblico, non potevamo certo manganellare le persone". Il popolo, insomma, ha vinto e Gorino è salva.