Lavori poco qualificati e stipendi da fame: così l’Italia accoglie gli stranieri
Se c'è una frase destinata a restare un evergreen dei discorsi da bar e mezzi pubblici è "gli immigrati ci rubano il lavoro". Nonostante sia stata spesso smentita da rapporti e analisi, la convinzione resiste tra una fetta di italiani. D'altro canto, persiste anche la teoria che vorrebbe gli stranieri presenti in Italia tutti dediti a spaccio o attività illecite.
Secondo l'ultimo rapporto Caritas Migrantes tra i 5 milioni di immigrati residenti nel nostro paese, il 48,2% dei permessi di soggiorno sono rilasciati per motivi di lavoro e il 40,8% per motivi familiari (un documento che consente anche di lavorare). I permessi legati alla richiesta di protezione umanitaria sono il 4,8%. Del resto, la quota di lavoratori stranieri è stata l'unica a crescere in un momento in cui l'occupazione è in continua picchiata. Secondo i dati del ministero del Lavoro, in Italia la variazione positiva del numero degli occupati nel 2014 rispetto all'anno prima è attribuibile esclusivamente agli stranieri. Ci rubano davvero il lavoro, dunque? Non proprio.
Sempre il rapporto del ministero del lavoro evidenzia come gli immigrati svolgano in Italia per lo più mansioni poco qualificate: la quasi totalità svolge un lavoro dipendente e più del 70% ha la qualifica di operaio. Solo lo 0,9% è dirigente o quadro, a differenza dell'8% degli italiani. La domanda del sistema economico per quanto riguarda gli stranieri "è pressoché schiacciata su professionalità low skills", con salari molto bassi che costringono molti a portare avanti due lavori. Secondo la recente analisi dell'Inps sul 2014, ammontano a 1,9 milioni i lavoratori extracomunitari presenti in Italia: 1.582.049 sono lavoratori dipendenti, 297.082 autonomi e 25.521 parasubordinati. La cifra raggiunge i 2 milioni se si sommano ai pensionati presenti.
Oltre alle professionalità risultano svalutate anche le retribuzioni percepite dagli stranieri. Per l'Inps i lavoratori dipendenti hanno ricevuto un compenso medio annuo pari a 11.665,90 euro, pari a circa 970 euro al mese. All'interno della categoria ci sono però delle differenze. Gli stranieri che lavorano nel settore privato non agricolo – 1.034.000 persone – hanno una retribuzione media annua pari a 13.809,44 (che diventano circa 15 mila per gli uomini e 10.979 per le donne).
Nel settore agricolo, invece, dove lavorano 125.485 stranieri, soprattutto maschi, il compenso medio è di 7.791,33 euro l'anno, meno di 650 euro al mese. Per le donne scende a circa 6 mila, per gli uomini è 8 mila. Per i lavoratori domestici, invece – in prevalenza donne – la retribuzione annua oscilla tra i 7.805,90 euro e i 6.541,83. I pensionati, invece, sono circa 73.900, di cui 44.228 percepiscono solo pensioni assistenziali (il 59,8%). L'importo medio di una pensione ricevuta è di 6.979,42 euro. In circa 112.687, infine, sono destinatari di prestazioni a sostegno del reddito, di cui 101.552 disoccupati.
Già qualche mese fa l'Istat aveva sottolineato come l'80% dei lavoratori extracomunitari guadagnasse meno di 1200 euro al mese, il 40% meno di 800 euro, restituendo un quadro impietoso quanto al confronto per le diverse classi di retribuzione con i lavoratori italiani.
Chi sono e da dove vengono i lavoratori stranieri
Stando all'indagine dell'Inps, nel 2014 i paesi maggiormente rappresentati sono stati l'Albania, con 264.324 persone, seguita dal Marocco (246.420), dalla Cina (197.363), dall’Ucraina (167.589), dalle Filippine (111.013) e dalla Moldavia (104.338). Queste sei nazioni nel complesso racchiudono più della metà del totale degli stranieri censiti dall'istituto di previdenza.
La popolazione tra cui predominano i lavoratori è la Cina: su 197.363 persone, il 98,9% è lavoratore lo 0,7% è pensionato. Solo lo 0,4% percepisce una prestazione a sostegno del reddito. Poi c'è l'India, tra cui ci sono 95,3% lavoratori, 1,7% pensionati, 3,1% percettori di prestazioni a sostegno del reddito, e il Bangladesh, con 95,1% lavoratori, 1,7% pensionati, 3,1% percettori di prestazioni a sostegno del reddito.
La percentuale più alta di percettori di prestazioni a sostegno del reddito è invece dell'Ucraina: 17.018 su 167.589 persone, il 10,2%. L’87,5% sono lavoratori e il 2,4% sono pensionati. L'Albania, infine, è la nazione che conta più pensionati: 16.877 su un totale di 264.324 soggetti (6,4%).
Gli extracomunitari censiti dall'Inps sono in prevalenza uomini (58,9). Tra i vari paesi, però, ci sono delle differenze: sono maschi il 95,4% Egitto e Pakistan, così come Bangladesh (94,7), Senegal (88,9) e Tunisia (86,5). Prevale il sesso femminile, invece, tra chi proviene da Ucraina, Moldavia, Perù, Ecuador e Filippine. La maggior parte degli stranieri ha tra i 30 e i 39 anni di età (31,8%), il 28,2% di essi ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni e il 18,7% ha meno di 30 anni. Solo il 5,6% dei soggetti ha dai 60 anni in su. Il 63,8% ha una sede di lavoro nel nord Italia, mentre il 23,4% si trova al centro e solo il 12,8% è nel meridione e nelle isole. Facendo un confronto tra il numero degli extracomunitari rispetto al numero dei residenti nelle diverse aree geografiche, l'Inps ha notato che per ogni 1.000 residenti, il numero di stranieri è di 48 in Italia settentrionale, 41 in Italia centrale e 13 nel meridione e isole.