Lavitola rimane latitante, il Gip di Bari ha respinto la richiesta del Pm
Marcia indietro, Walter Lavitola per la giustizia italiana rimane latitante. Il Gip di Bari ha respinto la richiesta di annullamento dell’ordine di custodia cautelare avanzata dal Pm Pasquale Drago. Sul capo dell’imprenditore ed ex direttore del quotidiano l’Avanti coinvolto nel caso escort nelle residenze di Berlusconi, al momento rimane un mandato di cattura emesso dalla Procura di Napoli che indagava sul filone dei possibili ricatti al Premier.
L’inchiesta, dopo la decisione del Tribunale del Riesame, era andata nelle mani della Procura barese che aveva deciso di avviare una nuova indagine affidandola ai Carabinieri dopo quella condotta dalla polizia napoletana. Il Pm Pasquale Drago, infatti, nella sua analisi aveva ritenuto l’inchiesta partenopea insufficiente ad accertare la verità e con una decisione sofferta, come lui stesso ha raccontato, aveva chiesto che la misura cautelare fosse annullata. Drago riteneva la posizione di Lavitola meno grave e che non vi fossero gravi indizi di colpevolezza, per questo non voleva che fosse arrestato. Il Giudice per le indagini Preliminari Sergio Di Paola, ha valutato diversamente la posizione dell’accusato e ora il Pm si prepara ad avanzare una nuova richiesta di arresto. La nuova istanza, che si dovrà allineare alle decisioni del Gip, andrà consegnata in tempi brevi, in quanto quella precedente avviata dai pm napoletani all’inizio di settembre scadrà entro il 16 ottobre .
Lavitola, secondo la ricostruzione del Riesame di Napoli accettata dal Gip di Bari, avrebbe indotto Gianpaolo Tarantini a mentire ai giudici di Bari che indagavano sul caso escort per non coinvolgere il Presidente Berlusconi. Il Premier in questa ricostruzione dei fatti avrebbe avuto un ruolo chiave nell’induzione al falso di Tarantini, rispetto a quella che inizialmente era stata elaborata dai Pm di Napoli.
La vicenda, infatti, dopo il rimpallo tra procure ha avuto diversi risvolti interni alla magistratura. I Pm partenopei dopo un primo momento di resistenza hanno dovuto cedere gli atti alla Procura di Roma per ordine gel Gip di Napoli, ma successivamente per decisione del Riesame la documentazione è finta anche a Bari. Dopo l’accordo tra procure ora quella di Roma segue il filone dei possibili ricatti mentre quella di Bari indaga sul caso dell’istigazione al falso.