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Latte, M5S: “Aumento di pochi centesimi è spot elettorale di Salvini, pastori trattati da barbari”

Luciano Cadeddu, contattato da Fanpage.it, spiega a che punto sono le proteste dei pastori sardi per il latte. Sono problematiche che conosce bene, perché anche lui era un pastore, prima di essere eletto alla Camera con il M5S. L’accordo proposto da Salvini e Centinaio al tavolo con la Coldiretti, lo scorso 14 febbraio, è stato respinto.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il tavolo al Viminale del 14 febbraio, alla presenza di una delegazione di pastori sardi, insieme a Coldiretti e a una delegazione di industriali, non ha portato a nessun risultato. Il ministro degli Interni Matteo Salvini e il ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio hanno proposto di alzare il prezzo del latte da 60 centesimi al litro a 70. Eppure il vicepremier leghista aveva annunciato che non si sarebbe alzato dal tavolo finché il prezzo del latte non fosse arrivato a un euro. Ma così non è stato, e resta solo tanta rabbia da parte dei pastori, che in Sardegna continuano a creare disagi alla circolazione, rallentando il traffico, e gettando il latte per le strade, in segno di protesta. Il governo ha offerto 44 milioni di euro, che dovrebbero servire a ritirare dal mercato le eccedenze di forme di pecorino non venduto, affinché salga il prezzo della materia prima a 1 euro in tre mesi. I soldi dovrebbero essere divisi fra Viminale (10 milioni), ministero dell'Agricoltura (10 milioni), Regione Sardegna (10 milioni), e Banco di Sardegna, (10 milioni). Ma i pastori chiedono cambiamenti strutturali, e temono che questi 44 milioni siano solo una misura spot. Anche perché 70 centesimi non coprirebbero neanche i costi di produzione. L'accordo è stato quindi rifiutato.

Tutto qui ha un odore di campagna elettorale. Le prossime elezioni sull'isola si terranno il prossimo 24 febbraio, e le ‘passerelle' dei politici sono all'ordine del giorno. Oggi è atteso Centinaio, ma anche Silvio Berlusconi. Mentre domani, domenica, toccherà a Matteo Salvini. Di Maio e Di Battista, che dopo le elezioni in Abruzzo sono intervenuti poco sui vari media, non si sono ancora visti. I pastori sono sempre più esasperati e stanchi, dopo 10 giorni di manifestazioni e presidi, e hanno anticipato che se la situazione non dovesse risolversi in tempi brevi bloccheranno i seggi, impedendo il normale svolgimento delle elezioni regionali. Il problema si sta allargando a macchia d'olio. Agitazioni si sono registrate anche in Toscana e in Sicilia negli ultimi giorni.

Luciano Cadeddu, 42enne deputato M5S, le proteste dei pastori sardi per il latte le conosce bene: anche lui era un pastore, prima di essere eletto in Parlamento. Il vicepremier Salvini ha parlato di una protesta violenta, ma Cadeddu, raggiunto telefonicamente da Fanpage.it, ci ha spiegato che non è così: "È una fatica già fare il lavoro quotidiano, la gente è stanca di presidiare giorno e notte i caseifici. Io non credo si arriverà a impedire le elezioni del 24. Non si parla nemmeno di blocchi, si parla di rallentamenti del traffico. Cosa dovrebbero fare? Non hanno altri modi per farsi sentire. I pastori avrebbero preferito fare il loro lavoro, sicuramente".

"Quello che fa più male è vedere che tutti adesso cercano di metterci il cappello, ma un tavolo di crisi con il governo lo avevamo chiesto giù da ottobre. La Sardegna non può essere trattata da ‘zoticona', e poi tutti se ne occupano solo quando si fa campagna elettorale. Il problema del costo della materia prima non è nuovo, da 30 anni le cose vanno così. Il prezzo è già arrivato in altri periodi a 60 centesimi. L'anno scorso era a 80, ed era sempre sottocosto". Cadeddu punta il dito anche contro la Coldiretti: "Ha portato all'incontro al Viminale i suoi uomini, che saranno stati anche pastori, ma erano tutti rappresentati Coldiretti. I sindacati devono fare i sindacati, difendendo gli allevatori e gli agricoltori, non devono fare politica. È inutile girarci attorno, Coldiretti ha fatto campagna elettorale per il centrodestra alle ultime elezioni. Anche noi siamo in campagna elettorale, è ovvio. Ma ci fa rabbia vedere tutte queste strumentalizzazioni". 

"Al Viminale io ho visto solo tanta voglia di apparire, Salvini aveva assicurato che il problema si sarebbe risolto in 48 ore. Non è stato così. Sono esuberanze che offendono la protesta dei pastori, e il loro dramma. Se ci fosse stata una vera programmazione il problema sarebbe già stato risolto. Il comparto deve essere migliorato dal punto di vista della competitività, abbiamo bisogno di energia più a basso costo, fare le produzioni in base alle esigenze del mercato, non si può produrre alla cieca. Ma gli industriali non sono certo degli incapaci, stiamo parlando di prodotti DOP. È chiaro che ci sono delle opacità all'interno dei consorzi. L'acquisto delle eccedenze del pecorino è un intervento emergenziale. Il vero tavolo sarà quello del 21 febbraio, alla presenza di Luigi Di Maio, in veste di ministro dello Sviluppo economico. Di Maio e Di Battista forse hanno avuto l'accortezza e la sensibilità di non cavalcare l'onda, come hanno fatto gli altri. Io sono stato invitato a molte manifestazioni, e non sono andato. Non mi mostro in pubblico solo per cercare voti. Stiamo lavorando concretamente in commissione Agricoltura. Chiediamoci cosa ci viene a fare Berlusconi oggi? Cosa racconterà ai pastori sardi, dopo che li ha trattati da barbari? E poi si fa le foto a Pasqua con la Brambilla e gli agnellini. Queste sono cose che fanno male alla gente".

"Quello che serve è un organismo di controllo per gestire il comparto, un registro telematico, per monitorare tutto il latte che viene prodotto in Italia e in Sardegna. Dati che in questo momento vengono resi noti in ritardo. Lo abbiamo proposto in un documento a firma mia. Servirebbe ai pastori per proteggersi da speculazioni. I 44 milioni sono soldi pubblici. Se devono essere stanziati bisogna essere certi dei numeri delle eccedenze, finora sono solo dichiarate. Anche dal Consorzio di tutela hanno spiegato che non è vero che il pecorino non si vende, ma gli industriali si fanno il ‘dumping' tra di loro, perché sono in 35, e fanno le gare al ribasso tra di loro. Ma perché tutto questo deve ricadere sui pastori? La qualità costa. C'è una cultura millenaria dietro. La Sardegna fa la metà del prodotto ovicaprino nazionale. Il punto è riportare uguaglianza tra industriali e pastori. E in questo rapporto il pastore non ha strumenti, e non ha potere contrattuale".

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