L’Arabia Saudita ha giustiziato 37 persone: una è stata crocifissa
Un uomo è stato giustiziato tramite crocifissione in Arabia Saudita: faceva parte dei 37 condannati a morte per reati legati al terrorismo, la cui sentenza è stata eseguita in diverse città del Paese. Come ha spiegato – rivendicandolo con orgoglio – il Ministro degli Interni saudita si è trattato del più alto numero di esecuzioni in una sola giornata da tre anni a questa parte; il 2 gennaio 2016 furono infatti uccisi 47 detenuti. A ordinare le pene capitali sono stati i giudici dei tribunali di Mecca, Medina, della provincia centrale di Qassim e della Provincia Orientale, base della minoranza sciita del Paese. Gli imputati sono stati giudicati colpevoli di aver "adottato un pensiero estremista", e per aver "appoggiato il terrorismo e formato cellule per colpire e destabilizzare il Paese". Stando a quanto riporta l'Agenzia stampa saudita (Spa) uno dei trentasette giustiziati è stato crocifisso dopo la sua esecuzione, una punizione infrequente e riservata a reati particolarmente gravi. Il suo corpo è rimasto esposto diverse ore in pubblico.
Secondo Amnesty International, nell'elenco dei 37 condannati ci sono almeno undici uomini accusati di spionaggio a favore dell'Iran e condannati dopo un processo "clamorosamente ingiusto". Altri 14, sempre secondo la associazione per la difesa dei diritti umani, "erano accusati di atti violenti in relazione alla loro partecipazione a manifestazioni contro il governo, nel 2011-12, nella provincia orientale dell'Arabia Saudita". Dall'inizio del 2019 sono state un centinaio le persone uccise nel Regno saudita, secondo un conteggio basato sui dati ufficiali. Nel 2018, secondo i numeri di Amnesty International, lo Stato del Golfo ha giustiziato 149 persone, risultando secondo dopo l'Iran con 277 condannati a morte. Sono puniti con la pena capitale i condannati per terrorismo, omicidio, stupro, rapina a mano armata e traffico di droga.