La vergogna della Reale Tenuta di Carditello
Chissà se nel recente spot del ministero del Turismo, in cui il Presidente del Consiglio promuove personalmente il patrimonio italiano come bene da riscoprire e visitare, tra i beni artistici e monumentali è stato contato anche il Reale Sito di Carditello, reggia totalmente abbandonata a 4 km da San Tammaro, provincia di Caserta, in piena Terra di Lavoro (e di camorra, purtroppo). Chissà se il neo ministro Giancarlo Galan ha intenzione di fare come i propri predecessori e permettere che questo scempio prosegua, a pochi chilometri da Napoli, così come continua da anni nella totale inconsapevolezza della gran parte dei cittadini.
Più di un anno fa mi sono trovata, per fortuna direi dato che a quanto pare è davvero molto difficile, a visitare il Real Sito di Carditello; in quell'occasione un concerto di Nicola Piovani che si sarebbe tenuto in una sala del piano terra, aveva mobilitato tutta l'organizzazione comunale di San Tammaro che si era data da fare per ripulire le vie d'accesso alla tenuta che, a quanto pare, di norma versano in condizioni vergognose, dato che siamo nella patria dell'emergenza rifiuti.
L'aspetto elegante e rassicurante della facciata esterna della reggia, con uno spiazzo che ricorda la forma dei circhi romani destinato in altri tempi alle corse per i cavalli, abbellito con due obelischi ed un piccolo tempietto di forma circolare, viene purtroppo subito smentito appena si entra all'interno del palazzo. Gli arredamenti nella loro quasi totalità hanno subito il triste destino di essere vittime dell'incuria e dei vandali: camini, acquasantiere e in alcuni punti persino i gradini in marmo sono stati portati via. Già abbandonata, la reggia venne eletta come posizione per stabilire il comando delle truppe naziste nel 1943: una storia di degrado e barbarie la accompagna da allora, con tentativi per lo più superficiali e poco incisivi di fermare questo processo.
Questo gioiello che in passato aveva meritato l'appellativo di Reale Delizia, non solo per la bellezza delle sue strutture, architetture ed abbellimenti, ma anche per la posizione all'interno di boschi che ne facevano da cornice e per le attività agricole legate alla zona (in particolare, la produzione della mozzarella che qui era la migliore del Regno) era stato costruito come residenza di caccia del Re a metà del XVIII secolo dall'architetto Francesco Collecini, allievo di Luigi Vanvitelli. Affreschi di Jacob Philipp Hackert, che resistono a stento, ne abbellivano le pareti. Un restauro del 2000 ha in qualche modo migliorato la situazione, ma ormai sono passati anni e, senza la manutenzione necessaria per un'opera del genere, a breve i lavori saranno stati vani. Un museo della civiltà contadina, ricordo dei fasti del passato, posizionato nelle stalle negli anni '70, è stato per lo più abbandonato: alcuni oggetti sono stati derubati, altri trasferiti altrove.
Ma ancora non è finito lo scempio contro la povera reggia: perché questo fabbricato, la cui grazia resiste alla noncuranza e all'ignoranza delle istituzioni, che svetta a pochi chilometri da Casal di Principe e San Cipriano e da discariche abusive e non, sarà venduto per saldare i debiti del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno con il Banco di Napoli, gruppo SanPaolo – Intesa. La procedura per la vendita all'asta partirà in autunno: prevedibilmente le prime sedute andranno deserte, consentendo così di scendere da un prezzo di partenza di 25 milioni di euro ad uno ancora più basso; la destinazione d'uso, nella migliore delle prospettive, potrebbe essere quella di una struttura per ricevimenti di matrimoni. Non difficile immaginare chi, da quelle parti, abbia tanti soldi da volerli investire – riciclare in un'impresa "pulita".
L'ultima parola ancora non è stata detta; il Consorzio sarebbe comunque intenzionato a restare in possesso del Real Sito mentre la sede di Italia Nostra di Caserta sta promuovendo un appello al Presidente della Repubblica per salvare questo tesoro. Fino a quando c'è stata in carica la giunta di Antonio Bassolino, infatti, la Regione aveva dato qualche segnale di interesse a pagare le cifre che devono al Consorzio Bonifica che andrebbero utilizzati per l'acquisto e la riqualificazione del sito. Ma dall'insediamento di Stefano Caldoro i buoni propositi sono stata accantonati ed annullati.
Nella speranza che la situazione si evolva positivamente, questo sfortunatissimo gioiello resta l'icona dell'uso che fanno le istituzioni italiane di quel patrimonio di cui tanto si vantano e che non meritano nella maniera più assoluta.