Dopo settantuno giorni di stallo istituzionale, l'Italia è ancora al palo e del nuovo esecutivo non v'è traccia. Dopo oltre due mesi di teatrini politici, Matteo Salvini e Luigi Di Maio ancora non sono riusciti a trovare un accordo. Il programma comune, in realtà, risulta essere già a buon punto e ci sarebbe ampia convergenza su buona parte dei temi proposti da Lega e Movimento 5 Stelle. Il problema? Sarebbero due, in realtà: questa ampia convergenza sbandierata non esiste e inoltre i due contendenti non riescono a trovare un premier terzo, sic et simpliciter. Di Maio e Salvini hanno più volte dichiarato di puntare a una figura terza per la presidenza del Consiglio, ma dopo giorni di trattative non sono stati in grado di trovare un nome valido che potesse andare bene per entrambi. Di Maio, non è certo un segreto, mira ancora ad agguantare la poltrona da premier, ma non può manifestare apertamente questo desiderio perché rispetto a Salvini, pronto sin da subito al passo indietro, apparirebbe agli occhi del popolo italiano un mero "poltronaro" interessato solamente al potere. E così, prosegue la farsa e il Paese continua a rimanere bloccato a causa dell'egoismo degli attori politici in campo.
Dopo 71 giorni di stallo istituzionale, Salvini e Di Maio hanno chiamato il Quirinale e sostenuto di essere finalmente giunti ad un accordo, chiedendo al capo dello Stato un incontro per riferire le decisioni prese da convocare al più presto. Questa mattina il Colle ha proceduto a convocare le consultazioni ma ha finito per trovarsi di fronte a uno scenario decisamente differente rispetto a quanto preventivato dai due leader politici. Al termine delle consultazioni con il Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio ha pubblicamente dichiarato che né lui né Salvini hanno intenzione di rivelare il nome del premier (leggi ‘non esiste ancora il premier terzo, non l'abbiamo trovato', ndr), che il programma comune sarebbe a buon punto ma ancora non ultimato – dichiarazione che Salvini ha provveduto a smentire meno di un'ora dopo – e che, infine, ci sarebbe bisogno di ulteriore tempo per arrivare alla definizione dell'accordo vera e propria e alla ratifica dello stesso sulla piattaforma Rousseau.
In sostanza, dopo 71 giorni di stallo, Di Maio e Salvini mostrano di non aver alcun rispetto delle istituzioni e in particolare delle prerogative del presidente della Repubblica e sono convinti del fatto che, in virtù di una mezza vittoria alle scorse elezioni, l'Italia intera possa e debba aspettare i loro comodi calcoli elettorali nonostante le molteplici scadenze nazionali e internazionali che attendono il nuovo esecutivo al varco, scadenze improrogabili e di vitale importanza per il Belpaese. Nonostante ciò, Di Maio e Salvini appaiono tranquilli e continuano a tirare la trattativa per le lunghe come se nulla fosse, come se la spartizione delle poltrone fosse più importante del futuro del Paese, dimostrando di non essere capaci di mantenere la parola data e di essere probabilmente bravi solamente a fare roboanti campagne elettorali e nulla più.