La strage dei giovani eroi di Utoya
Stanno arrivando in Norvegia, da tutto il mondo, i messaggi di cordoglio per i numerosi morti dopo l’attentato di ieri, come dichiarato dal Primo Ministro norvegese Stoltenberg: "Il mondo intero dedica i suoi pensieri ai nostri morti”. Tutti sono vicini ai norvegesi per quello che lo stesso premier ha definito “un incubo nazionale”, ciò che però, in queste ore, sta facendo emozionare e riflettere in modo particolare, non solo i norvegesi, è che la stragrande maggioranza delle vittime sono giovani o giovanissimi. Sull’isola di Utoya, infatti, quando è arrivato l’attentatore, erano radunati i giovani laburisti per il loro meeting annuale, era una sorta di campus estivo, dove i giovani immersi in un ambiente naturale paradisiaco affrontano ogni anno tematiche politiche.
Il Premier norvegese, oggi, come ha fatto anche il re di Norvegia e la regina, è andato sull’isola, sia per rendere omaggio alle vittime, che per visitare i giovani sopravvissuti all’attacco e dimostrargli la loro vicinanza dopo gli attimi di terrore che hanno attraversato quando l’omicida li ha radunati con una scusa e poi ha aperto il fuoco. La paura l’hanno ben raccontata nelle loro agghiaccianti testimonianze i giovani superstiti del massacro, “Ci diceva venite qui e sparava”. Tra questi giovani, molti dei quali ragazzi appena sedicenni, che hanno utilizzato i social network per chiedere aiuto ai propri cari, c’erano anche i figli del Premier, che fortunatamente ce l'hanno fatta e sono scampati alla furia omicida del killer, purtroppo la stessa cosa non è avvenuta per molti altri ragazzi, i cui corpi sono stati recuperati privi di vita. Stoltenberg nel definire i giovani eroi ha rivelato che molti di loro gli hanno confidato che “il modo migliore per onorare quelli che hanno perso la vita è di continuare ad agire, facendo così in modo che quelli che ci vogliono spaventare non abbiano successo".
L'attentato a Utoya
L'attentato a Utoya
Il bilancio aggiornato è di 92 vittime, che però potrebbero crescere, infatti, Paal Aksel Naess il primario del policlinico universitario di Ulleval, a Oslo, ha dichiarato che una ventina dei giovani ricoverati sono in condizioni molto critiche e lottano tra la vita e la morte. Mentre l’uomo catturato sembra abbia confessato, la polizia continua ad indagare per capire se abbia avuto dei complici, come hanno rivelato ai media norvegesi alcuni dei superstiti, secondo i quali a sparare erano quasi sicuramente più di uno, una cosa secondo molti è certa, l'attentato è stato pianificato minuziosamente e l'obiettivo era uccidere quante più persone possibili di quelle presenti sull’isola.
La gioventù laburista norvegese intanto fa sapere che ritornerà sull'isola di Utoya, “per non cedere il passo al terrore”, il leader del movimento giovanile laburista Eskil Pedersen ha dichiarato alla stampa che l’Auf, il movimento dei giovani laburisti, non sarà ridotto al silenzio, continuando “di fronte a questo attacco odioso e incomprensibile noi lanciamo questo messaggio: Auf e le sue idee sopravvivranno, come hanno sempre fatto. Non abdichiamo nella lotta per le nostre convinzioni, torneremo a Utoya”.