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La storia di Scajola e della casa romana che qualcuno potrebbe aver pagato “a sua insaputa”

L’ex Ministro dello sviluppo economico risulta indagato dalla Procura di Roma per finanziamento illecito ai partiti. Al centro dell’inchiesta la sua casa di Roma che un anno fa gli costò le dimissioni.
A cura di Alfonso Biondi
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Scajola

L'ex Ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola è stato iscritto nel registro degli indagati dai giudici della Procura di Roma. L'accusa nei suoi confronti è quella di "finanziamento illecito a un parlamentare" e riguarda la faccenda, famosissima, della sua casa romana in via del Fagutale, un prestigioso appartamento al centro della capitale con vista sul Colosseo. Ebbene, secondo la ricostruzione dei pubblici ministeri, parte dei soldi necessari per acquistare l'immobile li avrebbe versati l'imprenditore romano Diego Anemone, figura importantissima dell'inchiesta sugli appalti del G8 in Sardegna.

LA STORIA- L'inchiesta, avviata dalla Procura di Firenze, giunse poi a quella di Perugia per arrivare definitivamente a Roma per questione di competenza territoriale. Ufficialmente la casa di via Fagutale venne acquistata da Scajola nel 2004 dalle sorelle Barbara e Beatrice Papa, e fu pagata 610mila euro.  Secondo la ricostruzione degli inquirenti fiorentini e poi di quelli perugini, però, il prestigioso appartamento non venne pagato 610mila euro, bensì 1,7 milioni di euro: i 900mila euro di differenza, secondo gli inquirenti, sarebbero stati sborsati da Anemone.  Le sorelle Papa, ascoltate dagli uomini della Guardia di Finanza, confermarono di aver ricevuto 900mila euro in assegni circolari da Scajola al momento della vendita della casa, mettendo l'esponente del Pdl in serio imbarazzo. Tutto questo accadeva l'anno scorso. Claudio Scajola, allora Ministro dello sviluppo economico negò tutto, ribadendo di aver pagato l'appartamento solamente 600mila euro, cifra per la quale aveva contratto un regolare mutuo. Ma poi ammise: "Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri a mia insaputa, senza saperne il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie ad annullare il contratto". Insomma poteva anche darsi che qualcuno si fosse prodigato a pagargli la casa, tenendolo all'oscuro di tutto (come più o meno accade a ogni cittadino normale).  Affermò poi che in quella casa non ci sarebbe tornato più, che l'avrebbe venduta e che, sottratti i soldi spesi per acquistarla, ne avrebbe dato il ricavato in beneficenza. Il 4 maggio 2010 arrivarono le sue dimissioni.

Casa romana di Scajola

SCAJOLA: "OCCASIONE PER FARE CHIAREZZA"- Oggi, intervistato dal Secolo XIX, Claudio Scajola dichiara: "E' una scocciatura, certo che è una scocciatura. Però non tutto il male viene per nuocere. Finalmente sarà l'occasione per fare chiarezza".  "Io– ha aggiunto- non sono mai stato ascoltato da nessuno. Non ho mai dato spiegazioni perché la magistratura non me le ha mai chieste. Ora, dico la verità, non vedo l'ora di poter consultare tutte le carte, per ricostruire definitivamente quel che e' accaduto e poterlo spiegare". Già, ma se era così desideroso di far conoscere le sue ragioni, perché non ha parlato prima? E' normale che un alto esponente del primo partito del Paese, nonché ex Ministro della Repubblica, abbia taciuto un anno su una vicenda così grave? Per la cronaca la casa risulta ancora in vendita, ma stranamente nessuno l'ha ancora comprata. L'ex Ministro ha inoltre dichiarato di continuare ad utilizzarla durante le sue trasferte romane. Attendendo sviluppi…

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