La storia di Elizabeth delusa dal decreto Salvini: “Sono in gabbia”. Il ministro risponde
Elizabeth Arquinigo Pardo ha 28 anni, è nata in Perù ma da 18 anni vive vicino Milano, da quando ne aveva 10. Ama profondamente l'Italia, nonostante all'inizio abbia faticato non poco per ambientarsi e per sentirsi pienamente parte della comunità. Ma ad un certo punto non ce l'ha fatta più a tenersi dentro la delusione e il risentimento per quanto sta succedendo nel Paese, pensando alle politiche migratorie, alla mancata approvazione della legge sullo Ius soli, ai porti chiusi, ai bimbi esclusi dalla mensa di Lodi solo perché figli di genitori stranieri, e ai tanti episodi di discriminazione a cui è stata costretta ad assistere, occupandosi anche di migranti, per lavoro. Elizabeth fa l'interprete per un'agenzia europea, dà anche lezioni di lingua agli stranieri. Si dà da fare, si impegna per ‘sudarsela' la cittadinanza italiana che di diritto le spetta, ha tutti i requisiti per ottenerla: 10 anni di residenza consecutivi, documenti in regola, un reddito autonomo negli ultimi tre anni. O almeno li aveva, fino a quando è arrivato il decreto del ministro degli Interni Matteo Salvini. E allora ha deciso di scrivergli una lettera, pubblicata sul sito di Possibile. Sarà anche ospite agli Stati Generali delle Donne di Possibile il 27 ottobre a Bologna, per raccontare la sua storia e ricevere anche la tessera onoraria del partito. L'abbiamo contattata, e ci siamo fatti spiegare cosa l'ha spinta a esporsi pubblicamente.
"Mi sono laureata a 24 anni, ho pensato di investire nella mia istruzione, prima di presentare domanda per ottenere la cittadinanza italiana. Non volevo pesare sui miei genitori, presentando la domanda a carico della mia famiglia. Le tasse universitarie le ho sempre pagate da sola, facendo lavoretti o tramite borse di studio. Allora ho iniziato a lavorare per accumulare i redditi necessari. Tra l'altro vorrei ricordare che richiedere la cittadinanza ha anche un costo, si parla di 400-500 euro minimo. A 27 anni, ad agosto 2017, ho presentato la domanda, pensavo di avercela quasi fatta. Finché non è arrivato il decreto del nostro ministro. Non dovrei più aspettare due anni, ma quattro. Un prolungamento dell'attesa inspiegabile".
Eppure molte persone l'hanno criticata, attraverso i commenti sui social network, ‘rimproverandole' il fatto di aver aspettato fino ai 27 anni per richiedere la cittadinanza. "Se voler essere indipendente economicamente, raggiungere una buona posizione professionale e pagare regolarmente le tasse, sono scelte negative, allora non capisco quale debba essere il merito per guadagnarsi lo status di cittadino italiano. Davvero non riconosco più questo Paese. Quando sono arrivata, seguendo mia sorella maggiore, il clima era diverso. Io e mia sorella minore eravamo le uniche straniere della scuola, ci guardavano a volte con curiosità, altre volte con disprezzo, altre ancora con paura. Ma io non mi sono lasciata demoralizzare, anche grazie alla sensibilità di brave insegnanti che ho avuto la fortuna di incontrare. E dentro di me sapevo che prima o poi mi avrebbero accettato. E così è stato. Sono passati diversi anni, ma adesso io mi sento soprattutto italiana. La mia identità si è costruita in questo Paese, non ho più quasi alcun legame con il Perù, ricordo pochissimo di Lima. E fa male vedere che la legge non vuole riconoscertela quest'identità".
Elizabeth si sente ‘tradita' dal ministro. "È stato ipocrita, perché in campagna elettorale ha continuato a ripetere che gli immigrati regolari erano suoi amici, che li avrebbe aiutati, che il pugno duro lo avrebbe usato contro i clandestini. La situazione per me, e per quelli come me, è frustrante. Mi sono ritrovata in una gabbia burocratica". Per Elizabeth anche una decisione più che legittima come andare all'estero per perfezionare la lingua, o per frequentare un master, diventa un problema: se si allontanasse dall'Italia per un periodo più lungo di sei mesi perderebbe il diritto alla cittadinanza italiana. Perciò per il momento per lei diventa più difficile poter competere ad armi pari con i colleghi della sua età, dal momento che gli strumenti che lo Stato le consente di utilizzare non sono uguali a quelli dei suoi coetanei. Il provvedimento del Viminale infatti sarà valido anche per le richieste avviate in precedenza e ancora in attesa di una risposta. Ma secondo il vicepremier leghista i tempi per la concessione della cittadinanza si sarebbero dilatati per l'alto numero di domande da esaminare.
Il ministro degli Interni Matteo Salvini le ha risposto infatti con un post su Facebook:
Cara Elizabeth, ho letto con attenzione la tua lettera dell’altro giorno a Repubblica. Confermo: chi arriva in Italia per lavorare, rispetta le leggi e si comporta bene è il benvenuto ed è un amico. I tempi per la concessione della cittadinanza si sono dilatati per l’alto numero di domande (circa 300mila), che fatichiamo a smaltire anche per i numerosi casi di documenti contraffatti. Pensa che nel 2018 circa il 60% delle istanze è stato rigettato e ci sono 4.500 ricorsi pendenti. Una situazione che mi sono ritrovato sulla scrivania e che, dopo meno di cinque mesi al Viminale, sto cercando di sistemare. I quattro anni di tempo sono il limite massimo che ci siamo dati, con l’auspicio di essere più rapidi. Prima, col limite dei 24 mesi, troppi uffici finivano per collassare. Per la questione del master all’estero: brevi periodi di studio o di esperienze fuori dall’Italia non sono un problema, anzi, ma è evidente che la richiesta di cittadinanza presuppone una continuità di residenza sul territorio nazionale che viene meno se ci si allontana per lunghi periodi. E su questo punto la legge è rimasta uguale. Per concludere. Di certo serve più efficienza da parte dello Stato, cara Elizabeth, ma anche meno furbetti da parte degli stranieri, aspiranti cittadini italiani, che penalizzano gli amici come te.
Tienimi aggiornato. Buona vita
Andrea Maestri (Possibile), ha replicato così: "La risposta di Matteo Salvini a Elizabeth è l'ennesima dimostrazione di incapacità a elaborare in maniera positiva idee sulle politiche migratorie e di accoglienza. Le uniche vere risposte da dare sono due: l'approvazione di una legge sullo lo Ius soli – osteggiata proprio dalla Lega, destre e 5 Stelle – e una gestione rispettosa della cittadinanza per chi ha scelto di studiare e lavorare in Italia, contribuendo alla crescita economica e culturale del Paese".