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La storia del caso Unipol – Bnl: dalle acquisizioni bancarie alle indagini giudiziarie

Dalle acquisizioni bancarie alle indagini, la storia delle scalata e degli intrallazzi politico – finanziari nella vicenda Unipol – Bnl: tanti i nomi eccellenti e (solo) qualche certezza.
A cura di Antonio Palma
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Consorte - Unipol

Il Caso Unipol e il periodo delle scalate tra banche italiane torna a riempire l’agenda dei media e dei politici. Dopo il lungo silenzio, la vicenda  è rientrata potentemente all’attenzione del pubblico grazie alla decisione del Gip di Milano che ha chiesto ai Pm di formulare la richiesta di rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi.

Il Caso Unipol si incastra in quel periodo del nostro Paese dove quotidianamente venivano alla ribalta personaggi e faccendieri che poi, chi più chi meno, finivano nelle reti di qualche inchiesta giudiziaria, stiamo parlando dei vari Stefano Ricucci, Danilo Coppola, Giampiero Fiorani e via dicendo. Ma le speculazioni e i gli arditi progetti di acquisizione non erano solo frutto di uomini desiderosi di conquistare le vette della finanza italiana, ma anche di personaggi di spicco come l’imprenditore Caltagirone o l’ex Presidente della Banca d’Italia, Fazio.

La vicenda finanziaria Unipol ha il suo inizio nel 2003, quando con le nuove imposizioni del mercato finanziario era richiesto alle nostre banche di rafforzarsi con fusioni e acquisizioni e dunque cominciarono a scattare le corse ad accaparrarsi i pezzi migliori. Furono create diverse cordate ma, come è costume italico, invece di competere sul mercato con offerte migliori, si iniziò a giocare sporco con movimenti fittizi di capitali e centinaia di intermediari, con azioni finanziarie speculative che spesso ricadevano nell’illecito.

Come è noto in Italia non si muove foglia che i politici non vogliano, così ogni gruppo cercò di trovare alleati o, comunque, condividere i propri progetti con i diversi partiti o uomini al potere.  Anche Unipol , soggetto finanziario da sempre vicino all’area del centro sinistra, si tuffò nella battaglia con alleanze spudorate e con l’appoggio di personaggi tutt’altro che limpidi.

Deposizione di Piero Fassino al processo Unipol

Nel 2005 un gruppo di finanzieri che aveva racimolato in giro azioni di Bnl vende in blocco tutto il pacchetto a Unipol che è, quindi, ad un passo dal controllo della Banca Nazionale del Lavoro. E’ in questo momento che ebbe luogo la famosa telefonata tra il presidente di Unipol, Giovanni Consorte e il Segretario dei Ds, Piero Fassino. Quel “Allora, abbiamo una banca?” che portò guai e beghe politiche non solo al centrosinistra, ma anche nella cerchia Berlusconi.

I giudici, infatti, erano già impegnati a cercare di sbrogliare la matassa dei vorticosi giri finanziari e avevano sotto controllo i telefoni  dei principali attori in campo. Proprio da una di queste intercettazioni viene fuori questa telefonata tra il politico e l’amministratore che, se per le indagini dei Pm non era rilevante, dal punto di vista politico poteva valere molto. Lo capì benissimo Roberto Raffaelli, amministratore della Research control system, società che faceva intercettazioni per conto della Procura. Raffaelli rubò i file audio che erano ancora secretati e, alla fine del 2005, li portò a Silvio Berlusconi, con la mediazioni di alcuni uomini vicini al Premier come Fabrizio Favata e il fratello del Presidente, Paolo Berlusconi, in cambio chiese aiuto in alcuni appalti. E’ qui  che inizia l’attacco mediatico organizzato dagli uomini di Berlusconi, che decidono di diffondere le intercettazioni degli avversari politici sul quotidiano di famiglia “il Giornale”.

Silvio berlusconi

E siamo ai giorni nostri, l’accusa ovviamente per tutti i soggetti coinvolti è di rivelazione di segreto d'ufficio. Dopo il patteggiamento di Raffaelli, che alla fine ha rivelato tutto davanti ai giudici, la condanna di Favata e il rinvio a giudizio di  Paolo Berlusconi, ora nella decisione finale del Gip vengono coinvolti anche il Presidente del Consiglio e l’ex direttore de “Il  Giornale” Maurizio Belpietro.

Un caso che, se si pensa bene, non è stato conveniente per nessuno, alla fine quasi tutti i protagonisti non sono riusciti nel loro intento, sconfitti grazie alle attività dei giudici e alle investigazioni della Guardia di Finanza. Unipol ha dovuto rinunciare alla scalata perché  accusata di aggiotaggio, i Ds hanno perso un bel po’ di popolarità, Raffaelli non ha vinto appalti e ha perso anche quelli precedenti e gli uomini del Premier dovranno subire un processo.

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