Il giorno dopo il cruento attentato che ha provocato la morte dell'alpino Luca Sanna ed il ferimento grave di un altro militare, a parlare è il Ministro della Difesa Ignazio La Russa. Per farlo sceglie l'angolo di approfondimento della trasmissione Mattino 5, curato da Maurizio Belpietro, con una telefonata in cui esprime il suo cordoglio per l'ennesima tragedia che ha colpito la spedizione italiana in Afghanistan. Il Ministro, che oggi riferirà alla Camera sui fatti in oggetto, precisa però subito che: "Benché ci si interroghi, come ha detto il presidente Berlusconi, sulla missione in Afghanistan, non credo tocchi a noi in questo momento vanificare lo sforzo di chi è lì da tanto tempo […] siamo li' nell'ambito di una missione internazionale e verremo via quando lo farà anche il resto della missione".
Tuttavia, la situazione resta "preoccupante" e per tale motivo La Russa ammette di aver intenzione di parlare con il comandante in capo della missione Isaf, il generale Petraus, per verificare se esistano le condizioni per "adottare (nelle zone in cui operano i militari italiani, ndr) come minimo le stesse contromisure delle zone più a rischio". Del resto, come riporta l'ANSA,
"la situazione è in forte evoluzione e noi riteniamo, i comandi militari riferiscono, che questo sia frutto di una avanzata della missione internazionale. Fintanto che nel Gulistan o a Bala Murghab non c'erano militari occidentali o afgani, gli ‘insurgents' non avevano motivo di attaccare: ora che noi abbiamo occupato l'area, mantenuto gli avamposti, consentito a migliaia di afgani di rientrare nei loro villaggi, è chiaro che chi non vuole la stabilizzazione dell'Afghanistan reagisce come un lupo ferito e attacca disperatamente in tutti i modi […] Voglio sapere nei dettagli le condizioni in questi avamposti di pochi metri quadrati, dove gli italiani passano forse un numero troppo lungo di giorni, con un aiuto da parte dei soldati afgani che nel caso specifico è stato l'opposto di un aiuto. Si può discutere sulle modalità di questa nuova fase, come contrastare al meglio una minaccia che è cambiata".
Insomma, malgrado una tragedia che ha distrutto una famiglia e scosso l'opinione pubblica, nessun ripensamento, anzi una richiesta di maggiori garanzie, sul ruolo dell'Italia all'interno della missione internazionale. Questo nonostante le perplessità di tutto il mondo politico, con lo stesso Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sempre alle prese con il caso Ruby, che ha esplicitamente detto (certo precisando i gravosi impegni internazionali del nostro Paese): "Ci chiediamo se serve restare ed il Governo pensa ad una strategia per il ritorno dei ragazzi".