La riforma del lavoro del Ministro Fornero tra art.18 e tipologie contrattuali
Il Governo ha chiuso ieri le trattative con le parti sociali sulla riforma del lavoro, nessun documento unitario perché la Cgil ha detto No a differenza degli altri sindacati e dei rappresentanti degli industriali. Anche se piccole limature avverranno anche nel prossimo incontro di giovedì in programma a Palazzo Chigi, la proposta preparata dal Ministro Fornero sarà presentata comunque in Parlamento compresa la discussa riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
La riforma dei contratti – L'obiettivo principale ha spiegato ieri Elsa Fornero in conferenza stampa "è ridurre la disoccupazione strutturale" e lo si farà attraverso il sostegno del lavoratore e non del posto di lavoro come avviene oggi. Il contratto di riferimento diverrà il contratto subordinato a tempo indeterminato che potrà anche passare attraverso un apprendistato che, però, sia reale e formi il lavoratore che poi si assumerà. Tra le tipologie contrattuali della nuova riforma del lavoro resteranno alcune forme flessibili come il contratto a tempo determinato che, però, diventerà più costoso per le imprese, che dovranno pagare circa l'1,4% in più, questa somma sarà utilizzata per l'indennità di disoccupazione, ma in caso di assunzione definitiva del lavoratore una parte di questa somma sarà restituita dallo Stato all'impresa.
Partite Iva e altre forme di flessibilità – Le altre forme di flessibilità non verranno cancellate dalla nuova riforma del lavoro come prospettato alla vigilia, ma saranno applicate alcune modifiche che ancora non sono del tutto decise. Sicuramente saranno posti vincoli stringenti sui contratti intermittenti e su quelli a progetto e saranno eliminati gli stage gratuiti dopo laurea e Master, mentre contrasto a tutto campo alle partite Iva che mascherano forme di lavoro subordinato. "Se vai in un'azienda a lavorare non lo
fai gratis, magari hai una collaborazione o un contratto a tempo determinato, ma il lavoro lo devi pagare" ha chiarito il Ministro Fornero assicurando che anche le imprese hanno accettato maggiori controlli in merito.
Riforma dell'articolo 18 – Uno dei capitoli più discussi della proposta di riforma del lavoro fortemente contrastato dalla Cgil è la riforma dell'art.18, che per la Fornero è una blindatura del posto di lavoro non più accettabile. Il Governo per trovare un equilibrio ha deciso di spezzare la tutela dei lavoratori in tre capitoli, la norma contro i licenziamenti discriminatori sarà estesa a tutti i lavoratori in qualsiasi impresa non più solo a quelli in aziende sopra i 15 dipendenti e il licenziamento in questo caso sarà nullo. Sarà introdotto il licenziamento per ragioni oggettive, ovvero per motivi economici, dove al lavoratore sarà corrisposto un indennizzo tra le 15 e le 27 mensilità e non più il reintegro. L'ultimo capitolo, forse il più controverso, è il licenziamento per motivi soggettivi, ovvero per motivi disciplinari, in questo caso la decisione finale spetterà al giudice del lavoro che potrà decidere se reintegrare il lavoratore o indennizzarlo a seconda della situazione e del comportamento delle parti.
Gli ammortizzatori sociali e l'Aspi – Strettamente connessa alla riforma del lavoro è la riforma degli ammortizzatori sociali che come elemento principale avrà l'Aspi. Un'assicurazione sociale per l'impiego che sostituirà il vecchio assegno di disoccupazione e che entrerà subito in vigore con un meccanismo di validità di un anno per ogni lavoratore. L'aspi, rispetto alla mobilità che sarà eliminata gradualmente fino alla cancellazione definitiva nel 2017, sarà estesa ad una platea molto più vasta di lavoratori. Sarà mantenuta la Cassa integrazione ordinaria, mentre quella straordinaria sarà rivista, in particolare non si potrà più accedere alla Cigs in caso di cessione attività. Per far fronte alle problematiche che sorgeranno con l'entrata a regime delle riforme della pensione, verrà istituito un fondo di solidarietà per i lavoratori anziani che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione. Un sussidio fortemente voluto dai sindacati e pagato dalle aziende su base assicurativa.
Congedi di paternità e dimissioni in bianco – Per favorire una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro la riforma del Ministro Fornero prevede una serie di misure ad hoc. Sarà inserita una norma specifica contro l'uso delle dimissioni in bianco, spesso usate proprio contro le donne in caso di gravidanza, e verrà avviata la sperimentazione dei congedi di paternità obbligatori, per aiutare le donne a rientrare nel mercato del lavoro dopo la gravidanza. La sperimentazione avrà una durata di due anni e sarà finanziata con fondi diretti del Ministero del lavoro.