La ricetta della Guidi: “Fiat via dall’Italia? È privata, fa ciò che vuole”
Federica Guidi, ministro dello sviluppo economico, ha dichiarato a "2Next" di Rai 2 che il governo intende tenere in considerazione le quote rosa anche nelle procedure di nomina ai vertici di società partecipate: "Il governo – ha affermato – è composto per il 50% da donne ed è un segnale molto importante. Da donna che ha fatto un mestiere maschile, essere protetta come un animale in via di estinzione non mi è mai piaciuto ma nel corso degli anni ho pensato che uno shock, anche per legge, servisse". Il ministro ha comunque sottolineato di non aver fornito al premier nessun nome di donna – o di uomo – da mettere ai massimi incarichi delle società a compartecipazione pubblico-privata.
Ma è destinata a innescare polemiche una dichiarazione in particolare. Parlando dell'integrazione tra Fiat e Chrysler, che consentirà al Lingotto di avere una legale ad Amsterdam, una fiscale in Gran Bretagna e quotarsi in Borsa a Wall Street, la Guidi ha detto: "Fiat è un'azienda privata e può fare quello che vuole. Non voglio fare il difensore di nessuno, tantomeno della Fiat, ma rispetto agli anni '80 è un'altra azienda, ha fatto investimenti". Il ministro ha aggiuto che "bisogna creare le condizioni perché qualunque azienda italiana e non, ritrovi un valore aggiunto ad investire nel nostro paese. Nessuna azienda, però, può essere trattenuta a forza e obbligata per legge ad investire in un paese".
Federica Guidi ha quindi ribadito con forza il concetto: "Nel momento storico che l'Italia sta vivendo le imprese che se lo possono permettere hanno il dovere morale di cercare di tenere botta e di preservare i livelli occupazionali"Il riferimento non è slo alla Fiat, ma anche ad altri casi balzati recentemente alle cronache, come quello della Micron, multinazionale dell'elettronica che ha annunciato 400 esuberi. "Stiamo facendo il massimo, anzi più del massimo, ma si tratta di vicende complesse", ha spiegato il ministro, ricordando ch l'obiettivo del governo è quello di sposare le esigenze di profitto della società con i livelli occupazionali