Quasi cinque milioni di euro per controllare. Controllare che i politici non straparlino, controllare che nei programmi televisivi non ci siano pubblicità occulte. Insomma, la Rai, la televisione di stato, spende cinque milioni per controllare che nei suoi palinsesti televisivi non ci siano "marchette". Tutto nero su bianco, perché la Rai per assumere i controllori a suo tempo ha dovuto indire due bandi di gara. Il primo, quello per controllare il "pluralismo politico" nei programmi televisivi è costato 1,3 milioni di euro iva esclusa per 36 mesi. Cosa prevede? Presto detto: l'analisi di tutti gli ospiti politici nei palinsesti, passati al vaglio di un comitato scientifico "composto da esperti e studiosi nel campo della comunicazione politica" con l'obiettivo di "di valutare gli elementi della rilevazione".A questo comitato si aggiunge poi un "responsabile del monitoraggio" col compito di "garantire l'effettiva esecuzione delle prestazioni in relazione alle indicazioni del comitato scientifico". In pratica il comitato scientifico "controlla" ciò che accade in Rai e c'è poi un controllore del controllore. Nominato dallo stesso controllore. Cosa si monitora con questi 1,3 milioni di euro è chiaro: la presenza di personaggi politici in tutta la programmazione, facendo bene attenzione – lo dice il capitolato della gara svolta a suo tempo – ai cambi di casacca (il trasformismo è un problema pure per la tivvù di Stato). I risultati di questo monitoraggio, pagato con soldi pubblici, sono a solo uso e consumo della Rai. Lo specifica il capitolato: chi gestisce il servizio: "Non dovrà fornire a soggetti diversi da Rai registrazioni di trasmissioni, dati elementari, elaborazioni ed analisi di dati che riguardino la comunicazione politica relativa alle trasmissioni trasmesse". L'altro servizio anti marchetta costa 2,6 miloni d'euro. Obiettivo: contrastare la pubblicità occulta.
"La Rai – si legge nel documento che accompagna il capitolato di gara svolta nel 2011 – deve adottare un adeguato sistema di contrasto delle forme di pubblicità occulta". Ma cos'è una "comunicazione commerciale audiovisiva occulta"? Si tratta della presentazione di un prodotto o di un marchio "per perseguire scopi pubblicitari " e capace quindi di "ingannare il pubblico circa la sua natura". Il rischio paventato è che qualcuno dei personaggi televisivi Rai possa fare pubblicità occulta intenzionalmente, sotto pagamento. Rischio più volte diventato realtà: Striscia la Notizia ha spesso "pizzicato" personaggi in onda a viale Mazzini e in alcuni casi è intervenuto il Garante per la concorrenza multando la Rai (e anche Mediaset se è per questo).
Gli appalti anti-marchetta non sono che una delle innumerevoli spese della Radio televisione italiana. Sedici milioni in due anni per le autovetture con conducente; 4,6 milioni per il materiale di cancelleria di Rai spa e Rai Way tanto per dirne alcune. Infine: la tv di Stato spenderà 1,2 milioni per assicurare le camere d'albergo del proprio personale in occasione dei Giochi olimpici di Londra del prossimo luglio.