La proposta di un deputato Pd: vendere souvenir di Mussolini è come apologia del fascismo
Non serve andare negli store dedicati di Predappio per trovare immaginette o gadget raffigurante l'immagine di Mussolini. In giro per la penisola si trova il merchandising più vario. Da busti o accendini a spille, penne, portachiavi, fermacarte magliette, tazze e persino bottiglie di vino. Oltre all'immancabile manganello. L'effige di Benito Mussolini si trova anche sulle bustine di zucchero per il caffè al bar e come arredamento degli interni di alcuni ristoranti. Nonostante le lamentele di qualche sindaco il fenomeno prosegue indisturbato. Tanto che calendari del duce sono finiti anche alla Coop.
Il deputato del Partito democratico Emanuele Fiano ha depositato alla Camera una proposta di legge per equiparare il commercio di questi oggetti all'apologia del fascismo. Il disegno prevede l'intorduzione "dell’articolo 293 bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista" con pena la reclusione da sei mesi a due anni, per "delineare una nuova fattispecie che consenta di colpire solo alcune condotte che individualmente considerate sfuggono allenormative vigenti". Tra questi c'è le vendita di gadget nostalgici del Ventennio, ma non solo. Tra i comportamenti elencati da Fiano c'è anche il saluto romano "che una sentenza della cassazione ha considerato reato ma un’altra ha ritenuto non punibile". Nonostante infatti alcune pronunce – per ultimo una del 2014 – abbiano confermato stare a braccio teso sia un gesto perseguibile penalmente, a marzo del 2015 il tribunale di Livorno ha assolto quattro tifosi dell'Hellas Verona che erano stati ripresi dalle telecamere mentre facevano il saluto romano durante una partita del 2011. La motivazione data dal giudice era che "il pericolo, con quel gesto, di far aderire all’ideologia fascista altre persone, come da art. 2 della legge Mancino, è infondato perché nell’occasione si confrontavano due tifoserie che sono ideologicamente avverse, dunque nessuno dell’altra fazione avrebbe potuto aderire a dettami fascisti".
Da qui, quindi, secondo la proposta di Fiano "l’esigenza di prevedere una fattispecie aggiuntiva nel codice penale, all’interno dei delitti contro la personalità dello Stato che punisca chiunque propagandi le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiami pubblicamente la simbologia o la gestualità".
Nel testo è prevista anche un'aggravante di pena "per aver commesso il fatto attraverso strumenti telematici o informatici", che "consentono con pochi click di veicolare messaggi, immaginio simboli a una platea di destinatari certamente sconosciuta ai tempi in cui fu approvata la legge Scelba". La diffusione sul web di siti, pagine o contenuti riferti a Mussolini è indubbia. Basti pensare a quello che in un articolo di VICE Italia è stato definito "Fasciofacebook": "un intero sottobosco che impiega le proprie giornate a rievocare i fasti perduti, combattere contro la Peste Rossa, condividere foto di sfilate al passo dell'oca e sfruttare l'immagine di Mussolini a fini pubblicitari".
Secondo Fiano "Se guardiamo a quel che sta avvenendo in molte parti d’Europa, dove stanno riprendendo spazio molti movimenti xenofobi, dico che certi atteggiamenti non possono essere assolutamente sottovalutati. Si tratta di simboli? Certo, ma anche i simboli rivestono il loro ruolo. Se riteniamo non più punibili i simboli allora anche ciò che essi rappresentano rischia di non essere più percepito come un problema".