Spending review, legge elettorale, spread e riforme costituzionali: sono questi i temi al centro degli incontri "informali" avuti ieri dal Presidente del Consiglio Mario Monti con Angelino Alfano e Pierluigi Bersani. Colloqui resi "necessari" dopo la confusione degli ultimi giorni sulla legge elettorale ed il caos in Parlamento con gli strappi del Popolo della Libertà, che ha approvato (in asse con la Lega Nord) semi – presidenzialismo ed elezione diretta del capo dello Stato, per poi "cincischiare" sul decreto sviluppo del ministro Passera. Una situazione dalla quale Mario Monti ha provato ad uscire facendo appello a tutta la sua diplomazia, parlando chiaro sui termini della crisi economica, ma soprattutto chiedendo ai partiti un ulteriore sforzo di responsabilità.
Il Paese ha bisogno di un Governo stabile e forte. Anche e soprattutto in presenza di una "situazione di grande instabilità dovuta allo spread e alla crisi dell'euro". E' questa la preoccupazione principale del professore, che ha invitato i partiti ad affrontare e risolvere una volta per tutte il rebus sulla legge elettorale, da cui, come vi raccontavamo, dipende anche la possibilità di andare al voto a novembre. Su questo punto però, c'è da registrare un deciso passo indietro, dal momento che, per opposte ragioni, né Angelino né Pierluigi sembrano orientati ad accelerare i tempi della consultazione e ieri non hanno fatto altro che ribadire la volontà di "sostenere Monti fino al 2013".
Anche perché restano le distanze sulla legge elettorale e, quello che sembrava un percorso ben avviato (proporzionale con il 25% di liste bloccate, premio di maggioranza e soglia di sbarramento), ha subito una frenata improvvisa, sia a causa del nodo sulle preferenze, sia in relazione alla forzatura del Pdl sulle riforme costituzionali. Nè Monti né Bersani hanno infatti digerito quanto successo a Palazzo Madama, con l'atteggiamento del Pdl che rischia di compromettere definitivamente il dialogo e che certamente rappresenta un enorme fattore di instabilità per il Governo, malgrado le rassicurazioni di Alfano.
Certo è che in queste condizioni appare impossibile votare a novembre. Tanto più che anche sulla spending review le posizioni restano distanti, nonostante una generica disponibilità del Governo ad effettuare cambiamenti "purché il saldo resti invariato". Su questo terreno Bersani sa di giocarse una partita importante, dal momento che risulterebbe difficile far digerire al proprio elettorato "tagli di questo tipo, in settori strategici come sanità ed istruzione […] insomma, si può risparmiare ma non così". Insomma, anche per questo i prossimi giorni saranno decisivi, con "il momento delle decisioni" che sembra davvero non più rinviabile. E sempre con l'incubo spread…