La nuova Ungheria di Orban che preoccupa l’Europa
Il braccio di ferro tra il Governo ungherese guidato da Viktor Orban e l'Unione Europea entra nel vivo proprio oggi, quando il Primo Ministro ungherese riferirà all'Europarlamento di Strasburgo sulle nuove misure varate dal suo Esecutivo e contestate dall'Ue. Orban in partenza da Budapest ha assicurato ai suoi di non aver nessuna intenzione di andare all'Europarlamento per fare ammenda, nonostante nelle dichiarazioni ufficiali il suo Governo è sembrato più possibilista rispetto a qualche settimana fa. Al centro della discussione la valanga di riforme varate dal nuovo Governo conservatore in Ungheria, non ultima la modifica della Costituzione entrata in vigore quest'anno.
Ad Orban e ai suoi Ministri in molti in Europa contestano soprattutto la deriva autoritaria, con l'approvazione di alcune leggi liberticide come quelle in ambito giudiziario o sui media. A lanciare l'allarme sul pericolo di una svolta repressiva anche Amnesty International che denuncia le nuove politiche in materia famigliare del Governo conservatore ungherese, che, di fatto, escludono dal novero della famiglia tipo tutti quei gruppi famigliari non convenzionali, con evidenti effetti discriminanti. In realtà è la complessiva politica decisoria del nuovo Governo ungherese che preoccupa non poco il resto degli europei. Quella volontà di agire, prendere decisioni, assumere il comando e soprattutto avere l'ultima parola su molte questioni che riguardano la vita pubblica dei cittadini e che ricorda ben altre epoche passate.
La riforma della Corte Costituzionale, di alcuni organi indipendenti e di autorità fino ad ora autonome dal Governo, ha fatto scattare il campanello d'allarme, anche se Orban continua a ribadire che si tratta di una macchinazione ai suoi danni da parte delle sinistre europee. Certamente non aiutano l'approvazione di riforme che accentrano il controllo dei media su un'unica autorità in grado di fare il bello e cattivo tempo concedendo e ritirando licenze in modo arbitrario, come denunciano alcune associazioni per la libertà di stampa.
La Commissione europea aveva già avvertito il Governo ungherese alla fine dello scorso anno, ma Orban e i suoi hanno voluto proseguire sulla loro strada anche per mettere l'Europa sul fatto compiuto. Ma da Bruxelles, nonostante le indecisioni, ieri sono partite le prime misure di infrazione nei confronti dei magiari, per imporre al Governo di dare spiegazioni sul suo operato. La Commissione europea, infatti, ha applicato le norme previste dal Trattato di funzionamento dell’Unione europea, che gli permettono di pretendere spiegazioni e correzioni sotto la minaccia di deferimento alla Corte europea di Giustizia. Una decisione, quella di Barroso e dei commissari, dettata anche dalla situazione politica del Parlamento Europeo, diviso tra una sinistra che spinge per le sanzioni e una destra che invece grida all'ingerenza nella politica interna ungherese. Resta il fatto che anche molti del Ppe di cui Orban fa parte non vedono di buon occhio il suo operato e il pericolo di una procedura di infrazione per violazione dei diritti umani e dei principi democratici resta ancora una possibilità concreta.
Proprio per questo Orban aveva chiesto all'ex Presidente del Parlamento Europeo di poter spiegare le sue ragioni e difendersi in Aula e oggi lo farà davanti ad un'assemblea al completo e con la presenza dello stesso Barroso. Probabilmente ci sarà qualche passo indietro come ha confermato il Ministro ungherese dell’informazione, Ferenc Kovacs, assicurando che se necessario il Governo “è disposto a cambiare le leggi”. In realtà, oltre alle riforme in campo giudiziario e sociale, quello che non va giù a Bruxelles sono le nuove norme che consentono al Governo di Budapest di entrare nel merito delle decisioni della Banca centrale ungherese limitandone la sua autonomia. L'autonomia della banca centrale invece è proprio uno dei capisaldi su cui si reggono i Trattati europei e da cui dipendono i finanziamenti richiesti dal Governo magiaro all'Unione Europea e al Fondo Monetario Internazionale.
Insomma il vero punto di unione e la leva con cui ammorbidire le posizioni del Governo ungherese sembra proprio quella economica, in un Paese alle prese con una crisi economica pesante che sta impoverendo il ceto medio e con manifestazioni di piazza che si susseguono non senza incidenti. Al di là del discorso di oggi Orban ribadirà le sue posizioni anche in un prossimo incontro con Barroso, ma ha già annunciato l'apertura a trattare "tutti i problemi che la Commissione Ue ci presenterà sulla base di argomenti seri".