La notte più buia nella Ghouta: bombe, gas e napalm. Almeno 80 morti: foto e video da incubo
“Non ci sono parole per descrivere quello che sta accadendo in questo momento nella Ghouta orientale. Famiglie intere che urlano e piangono mentre i jet russi bombardano senza sosta da questa mattina. Le ambulanze non possono uscire a soccorre i feriti perché le strade sono piene di macerie e voragini. E’ stata la notte peggiore di sempre”, scrive Firas Abdullah, un giornalista locale. “L’unica cosa che possiamo fare è gridare: Salvateci”. Nei raid della scorsa notte hanno perso la vita 88 civili: un bilancio destinato ad aumentare visto che molti feriti si trovano ancora sotto le macerie e non possono essere soccorsi.
“In quattro ore i nostri ospedali nella Ghouta hanno ricevuto feriti da bombe a grappolo, Napalm (ordigno incendiario, ndr) e intossicazione da gas cloro”, afferma un dottore della Syrian American Medical Society (Sams), un’Ong impegnata nell'assistenza medica in Siria. A Saqba e Hamouriya, due delle cittadine che compongono la vasta area a est di Damasco, i sanitari riportano di decine di pazienti ricoverati con sintomi compatibili con quelli dell’esposizione a sostanze chimiche: respiro affannoso, sudorazione, congestione delle mucose ed eritemi agli occhi.
“Il personale sanitario nel pronto soccorso riesce a malapena a lavorare per l'odore di cloro che sta diventando sempre più forte”, la denuncia dei medici. Le immagini che arrivano dalla Ghouta sono eloquenti della notte da incubo appena trascorsa: bambini che respirano a fatica con addosso la maschera d’ossigeno, uomini e donne insanguinati che vengono curati per terra.
“Nessun luogo è sicuro, nemmeno gli ospedali e i rifugi sotterranei”, dichiarano i medici locali della Sams. “I civili se non vengono uccisi immediatamente, sono destinati a morire a causa della mancanza di cure mediche”. Solo pochi giorni fa, l’esercito siriano aveva impedito ai convogli umanitari di consegnare i kit salvavita. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha denunciato che il 70% delle forniture mediche sono state trattenute a Damasco. “Sono stati rimossi aiuti che potevano salvare la vita di molti bambini nella Ghouta orientale. Molti dottori si trovano costretti a riutilizzare le bende e gli aghi per diversi pazienti”, avverte Save the Children. Dall'inizio del 2018, secondo uno studio dell'Unicef, sono oltre mille i bambini rimaste uccisi o feriti in Siria.
Gli aiuti umanitari con cibo, medicine e altri generi di prima necessità sono entrati solo lunedì scorso. Ma a causa dei combattimenti non tutti i convogli hanno potuto scaricare tutto il materiale e la Croce rossa ha annunciato di aver sospeso la consegna prevista per oggi. “Il convoglio è rinviato poiché la situazione non ci consente di portare avanti l'operazione in queste condizioni”, ha dichiarato Ingy Sedky, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa. Come ricorda l'organizzazione umanitaria, l’arrivo degli aiuti dei giorni scorsi non è sufficiente a alleviare la sofferenza dei quasi 400.000 abitanti della Ghouta orientale, sotto assedio dal 2012. “Abbiamo molta paura. Mangiamo solo orzo e a me non piace molto”, confessa Taisir, un bambino di 11 anni. “Ogni volta che lo mangio non riesco ad ingoiarlo”. Come questo bimbo, decine di migliaia di altri piccoli sono allo stremo, costretti a vivere nei rifugi sotterranei per cercare di salvarsi dai bombardamenti. “E’ da quasi venti giorni che i bambini non vedono la luce del sole. Fino a quando il mondo starà in silenzio?”, protesta una donna.
Intanto, gli insorti hanno fatto sapere di aver respinto l’offerta russa che garantiva loro un salvacondotto per abbandonare la zona assieme alle famiglie e alle armi mentre l’esercito siriano continua la sua avanzata con l’obiettivo di dividere in due la roccaforte ribelle. Sul piano diplomatico, ieri si è tenuta una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per far rispettare la tregua di trenta giorni stabilita il 24 febbraio scorso. La risoluzione che prevede un cessate il fuoco di un mese esclude però la fine delle operazioni militari contro le formazioni considerate terroriste. Una clausola che di fatto consente ad Assad e i suoi alleati di continuare ad attaccare la Ghouta orientale, dove tra i 20.000 combattenti ribelli si trovano anche decine di jihadisti.
“I recenti tentativi di giustificare attacchi indiscriminati e brutali su migliaia di civili con la necessità di combattere poche centinaia di insorti – come nella Ghouta orientale – sono legalmente e moralmente insostenibili”, ha detto Zeid Ra’ad al-Hussein, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. "Inoltre, quando sei disposto ad uccidere così facilmente il tuo stesso popolo, anche mentire diventa facile. Le affermazioni del governo siriano – ha concluso il diplomatico – secondo cui sta prendendo tutte le misure per proteggere la popolazione civile sono francamente ridicole”.