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La norma sui licenziamenti facili divide il Governo e agita l’opposizione

Nella lettera inviata alla Commissione Europea il Governo si è impegnato nella riforma del mercato del lavoro da attuare in otto mesi. Ma dalla bozza spuntano norme sui licenziamenti che hanno fatto infuriare opposizione e sindacati che già annunciano scioperi.
A cura di Antonio Palma
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Nella lettera inviata alla Commissione Europea il Governo si è impegnato nella riforma del mercato del lavoro da attuare in otto mesi. Ma dalla bozza spuntano norme sui licenziamenti che hanno fatto infuriare i sindacati che già annunciano scioperi.

Il Governo, entro otto mesi, si è impegnato con l’unione Europea ad attuare una riforma del mercato del lavoro che renda l’Italia più produttiva e con una maggiore crescita economica. E’ quello che si legge nella lettera inviata da Berlusconi a Bruxelles e accolta con soddisfazione dai leader dell’Eurozona.

Quella allo studio del Governo è però una riforma contraddittoria che sicuramente farà discutere molto, dentro e fuori dal Parlamento. Berlusconi parlando con i giornalisti ha rassicurato che quella in cantiere è una riforma del lavoro “assolutamente gestibile, si tratta solo di maggiore mobilità”. In realtà nelle misure per “l’efficientamento del mercato del lavoro”, oltre ai generici intenti di favorire l’occupazione di giovani e donne prendono corpo evidenti ipotesi di alterazione dello statuto dei lavoratori.

A provvedimenti complessivamente condivisibili per incrementare l’occupazione, come la promozione di contratti di apprendistato e di lavori a tempo parziale, si affianca una nuova regolazione dei licenziamenti per i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Le imprese cioè potrebbero licenziare i lavoratori dipendenti avanzando semplicemente motivi economici. Certamente queste idee andranno formalizzate compiutamente nell’arco temporale che il Governo si è riservato per approvare le modifiche, ma se l’idea di base è questa, si prepara una sorta di precariato generalizzato in cui ad ogni crisi, temporanea o meno, ci si troverà di fronte ad una massa di licenziamenti. E a questo va affiancata l’ipotesi di mobilità obbligatoria per il personale della Pubblica Amministrazione e la Cassa Integrazione con conseguente riduzione salariale sempre per i dipendenti pubblici.

Eppure gli altri impegni in materia presentati dal Governo nella lettera sembrano andare in altra direzione. Si parla di contrasto alle forme improprie di lavoro dei giovani e di una maggiore attenzione ai contratti para-subordinati che, come rileva lo stesso Esecutivo, spesso son utilizzati impropriamente per inquadrare lavoro subordinato come se fosse lavoro indipendente.

Sicuramente la decisione di favorire i licenziamenti farà felice Confindustria, ma sia gli industriali che il Governo non hanno capito che questa è la strada che va solo verso lo scontro con i lavoratori, quando invece il Paese avrebbe bisogno mai come ora di coesione sociale. La stessa volontà di concedere sconti fiscali alle imprese che assumono indica, invece, la strada da seguire per una maggiore occupazione e crescita del Paese.

Come era prevedibile, i sindacati già stanno alzando le prime barricate. Per il segretario della Cisl, Bonanni, queste sono solo provocazioni perché sono norme su cui “non c'è stata alcuna discussione” con le parti sociali. La Cisl è pronta a scendere in piazza così come la Cgil, che ha già scioperato contro la Manovra. Per la Camusso il Governo ancora una volta “dimostra di voler colpire sempre i ceti più deboli: lavoratori e pensionati”.

Critiche arrivano anche dal mondo dell’opposizione a cui però Berlusconi non risparmia qualche frecciatina. Le riforme “non riguardano interessi di questa o quella parte, ma gli interessi dell'Italia e degli italiani” ha detto il Premier, invitando le opposizioni ad “uscire dai panni stretti che fino ad ora ha indossato nel dire sempre no e essere sempre contro”.

I tempi sono stretti e l’Europa chiede di fare presto, però c’è tutto il tempo per concordare nel migliore dei modi questi provvedimenti. Il Ministro del lavoro, Sacconi, ha già annunciato di voler aprire un tavolo di discussione con le parti sociali in modo da “approfondire nel merito senza pregiudizi”, speriamo che la fretta non sia cattiva consigliera.

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