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Le consultazioni per il nuovo governo

La mossa di Di Maio per uscire dallo stallo e andare a Palazzo Chigi

Cosa vuole fare il leader del MoVimento 5 Stelle per uscire dall’impasse che si è determinata dopo il voto del 4 marzo? Un piano che potrebbe anche funzionare e che, in ogni caso, mette Salvini e i renziani in una posizione scomodissima.
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Come ampiamente previsto, Mattarella ha scelto di non decidere e di programmare un nuovo giro di consultazioni, dando a se stesso e ai partiti più tempo per trovare una soluzione alla crisi politica determinatasi dopo le elezioni del 4 marzo. In effetti, il primo giro di colloqui ha mostrato una certa cristallizzazione nelle posizioni espresse ormai da giorni dai diversi gruppi parlamentari e il Presidente della Repubblica non ha potuto far altro che prendere atto del fatto che, al momento, non esiste alcuna maggioranza possibile.

La sola novità emersa è stata la formalizzazione ufficiale della proposta del MoVimento 5 Stelle per uscire dalla crisi. Luigi Di Maio, l’ultimo leader a essere ricevuto da Mattarella, ha proposto un “contratto di governo sul modello tedesco”, che permetta di dare vita a un esecutivo. La proposta era stata anticipata qualche giorno fa e verte su una “intesa sui temi da affrontare e sul programma da adottare”, da scrivere assieme nei prossimi giorni. La novità consiste nella chiara individuazione dei due interlocutori, l’uno alternativo all’altro, con cui il M5s intende lavorare: o la Lega di Matteo Salvini, oppure il Partito Democratico (anche se la componente renziana dovesse continuare a preservarne il controllo). Resta invece il veto su Silvio Berlusconi, con il quale i Cinque Stelle non vogliono discutere né di nomi né di programmi.

Insomma, Di Maio vuole costruire una piattaforma programmatica comune per fare un governo o con la Lega o con il PD. Guidato da lui, s’intende.

La comunicazione dei 5 Stelle sta provando a presentarlo come “in continuità” con quanto detto durante la campagna elettorale, ripetendo che “non è un accordo, né un’alleanza, è un impegno che forze politiche alternative, e anche distanti, assumono davanti ai cittadini, prendendosi la responsabilità di lavorare insieme per il bene degli italiani” ed enfatizzando come si tratti “del modello tedesco”, che peraltro è completamente sovrapponibile a una alleanza organica di governo. Ma è chiaro che se la cosa andasse in porto si tratterebbe di distinguo inutili: saremmo di fronte a un governo di coalizione fra due forze politiche presentatesi su fronti opposti alle elezioni. Cosa molto diversa da quel “andremo in Parlamento per vedere di volta in volta chi è d’accordo a sostenere provvedimenti utili al Paese”, leit motiv dell’intera campagna elettorale.

Di Maio, che per di più ha ufficialmente comunicato che l’orizzonte del nuovo governo sarà europeista e nel solco dell’alleanza atlantica (scacciando la tentazione russofila e le perplessità residue sull'euro), ha fatto capire di non voler considerare l’idea di investire su un nome terzo, spiegando come si tratterebbe del mancato rispetto della volontà popolare.

La palla ora passa di mano e toccherà agli altri trovare alternative valide, o almeno risposte convincenti. Salvini, arrivato al Quirinale senza un piano B, dovrà respingere la tentazione di scaricare Berlusconi, per accontentarsi magari della poltrona di vicepremier e / o di ministro dell’Interno in un governo Di Maio. Non sarà semplice, anche perché si tratterebbe di spaccare il centrodestra senza avere garanzie: un salto nel buio che potrebbe costare caro in termini di prospettive nel medio periodo.

I democratici, invece, dovranno resistere alla tentazione di accodarsi al treno grillino, che pure potrebbe consentirgli in un modo o nell’altro di “tornare al governo” dopo il peggior risultato elettorale della storia. Per ora la diga eretta da Renzi prima di cedere il passo a Martina sembra poter reggere, ma il tempo ammorbidisce sempre le posizioni, come ci confidavano alcune fonti solo qualche giorno fa.

Poi, sia detto per inciso, bisognerebbe anche capire cosa andrebbe messo in questo "contratto di governo": programmi, idee, ricette per il paese più o meno urgenti. Occorrerebbe sedersi al tavolo, prima di tutto. E non è detto che vada così.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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