video suggerito
video suggerito

La maxi frode del Brunello di Montalcino: sequestrati 165 mila litri di vino

Un enologo era riuscito a mettere in piedi un sistema per far passare vino di bassa qualità come pregiato, grazie alla contraffazione delle certificazioni Docg. Sequestrate 220 mila bottiglie che avrebbero fruttato circa 4 milioni di euro.
A cura di Biagio Chiariello
2 CONDIVISIONI
Immagine

Vino di bassa qualità venduto come Brunello e Rosso di Montalcino. La guardia di finanza ha bloccato la maxi frode, sequestrando oltre 165mila litri di vino ancora in cantina, pari a 220 mila bottiglie. Se fosse entrato in commercio, si stima, avrebbe generato un guadagno tra i 3 e i 4 milioni. L’inchiesta ha portato alla denuncia di un enologo che curava gli interessi di aziende agricole della zona: frode in commercio, accesso abusivo a un sistema informatico, appropriazione indebita aggravata e continuata e reati di falso, le accuse nei suoi confronti. L’uomo, grazie al sostegno di complici con diverse funzioni nell'ambito dell'intera filiera, sarebbe riuscito a commercializzare vino comune facendolo passare appunto come Brunello Doc. Per i magistrati che indagano sarebbe riuscito ad ottenere la documentazione originale attestante la Docg (Denominazione di origine controllata e garantita), come contrassegni di stato, documenti di trasporto, fatture. In questo modo avrebbe venduto senza problemi, probabilmente in nero, partite di uva e di vino di modesta qualità alle cantine durante la fase della vendemmia e dell'invecchiamento.

La "truffa clamorosa" del falso Brunello

Le Fiamme Gialle, che hanno definito la vicenda una “truffa clamorosa”, ha spiegato di aver bloccato tutto prima dell'imbottigliamento. “Non un litro del vino è finito in commercio – ha puntualizzato il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci – Il falso Brunello e il Rosso era ancora tutto nelle cantine e nelle cisterne”. “Abbiamo i mezzi giusti per difendere i nostri prodotti d'eccellenza – ha dichiarato ieri il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – La contraffazione veniva realizzata aggirando il sistema di tracciabilità posto a garanzia delle produzioni. Ma proprio la sinergia operativa tra gli organismi di controllo e gli enti preposti alla certificazione ha consentito di impedire che la frode colpisse ancora i consumatori”. C’è peraltro da dire che l’enologo in questione si sarebbe anche introdotto nella struttura home banking di due imprenditori, tentando di trasferire fondi su Istituti di credito esteri e di impossessarsi di ben 350.000 euro dai conti correnti di uno dei malcapitati.

2 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views