La Manovra passa al Senato con 165 Sì e 141 No
Primo e decisivo passo avanti in quella che era diventata ormai la telenovela manovra economica, passa la fiducia al Governo sul maxiemendamento al decreto di conversione del provvedimento economico. Con 165 si e 141 contrari il Senato ha approvato le modifiche previste dall’esecutivo nelle ultime ore. La votazione, nominale con appello, è iniziata alle 19 e 30 e si è conclusa poco dopo e ha visto la partecipazione di 309 senatori, la quasi totalità dei presenti.
Ora il provvedimento passerà alla Camera che dovrebbe approvarlo altrettanto in fretta e senza modifiche per farlo diventare subito legge dello Stato dopo la firma di Napolitano. E’ stata già convocata, infatti, per domani alle 12 la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, che dovrà stabilire tempi e modalità di discussione della manovra.
Durante le dichiarazioni di voto, dure critiche dalle opposizioni che si sono schierate apertamente contro il provvedimento, ma anche contro la scelta di porre la fiducia che ha impedito il dibattito. Gli addebiti maggiori sono contro la confusione scaturita dalla discussione nelle file della maggioranza, che hanno portato a numerose riscritture, passi indietro e rifacimenti. Come ha ricordato Rutelli del Terzo Polo questa era la quinta revisione, per via “dei litigi interni al Governo che ha portato ad una manovra non all’altezza”. Per Rutelli “è finita la stagione delle promesse di tagli delle tasse”, per l’ex esponente della Margherita in questo provvedimento “vi è un diluvio di tasse, che colpiranno i redditi più bassi”. Ma Rutelli se la prende anche con le sinistre che, a suo dire, avrebbero impedito negli anni scorsi per paura “riforme impopolari che oggi ci avrebbero salvato”.
Per le opposizioni la manovra è insufficiente e dovrà sicuramente essere rivista nel prossimo futuro con accorgimenti anche più duri, “dopo aver depresso il Paese dovrete presentare un'altra manovra” ha detto lo stesso Rutelli, gli ha fatto eco Belisario dell’Idv che imputa al Governo di voler “curare un malato sotto ossigeno con l’aspirina”. Ad imputare superficialità nell’affrontare la situazione è anche Zanda del Partito Democratico, ricordando al Governo che per “tenere in piedi i vari Scilipoti si sopravvive per qualche settimana ma si uccide l’Italia”. Anche D’Alia dell’Udc apostrofa la manovra come misura “sbagliata, fatta in fretta e male, che serve più alla maggioranza che al Paese”, infatti, per D’Alia la corsa ad ostacoli che ha caratterizzato il varo della riforma è stato solo un modo per “non danneggiare questo o quel partito di maggioranza”.
Difesa senza riserve dai partiti di maggioranza che hanno votato compatti a favore. Gasparri del Pdl parla dello sforzo per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio come di un “risultato storico e per risalire ad un altro dobbiamo ritornare all’800”. Rigettando le accuse di chiusura per aver posto la fiducia e allo stesso tempo vantandosi delle numerose modifiche Gasparri ha detto “abbiamo rivisto molte misure accogliendo anche proposte dell’opposizione quindi siamo aperti al dialogo e la fiducia è dovuta alle scadenze internazionali e ai richiami piovuti da più parti”. Gasparri si è scagliato contro le proteste di piazza, come lo sciopero della Cgil, dichiarando “con l’Italia dei No non si va da nessuna parte, il partito dei No blocca l’italia”. Ma ha precisato anche di non voler alcun governo tecnico “non vogliamo lasciare l’Italia in mano a qualche banchiere che ha messo a repentaglio i soldi dei risparmiatori”.
Anche Bricolo della Lega ha attaccato il Pd che ieri aveva partecipato allo sciopero generale della Cgil, ricordando agli onorevoli Bersani e Finocchiaro che “non si risolvono i guai del Paese cantando Bella ciao da un Palco”. A nome della Lega il Senatore si è dichiarato soddisfatto e convinto della manovra che non toccherà “i lavoratori del Nord” non più disposti a pagare per gli altri. Bricolo ha rivendicato “il contributo per i ricchi come i calciatori” ma anche misure “per chi usa i money transfert” in gran parte immigrati come ben si sa.
Se Zanda ha fatto appello ai parlamentari del Pdl che vogliono bene all’Italia per mandare via “il cuoco di bordo” cioè Berlusconi “che non ci indica la rotta ma cosa mangiare domani”, Belisario ha concluso il suo discorso dichiarandosi sicuro che “voteremo sapendo che è una delle ultime volte perché presto andrete a casa”.