La manovra finanziaria è legge. Napolitano ha firmato subito dopo l’approvazione definitiva della Camera
Alle 18.00, come previsto, la Camera ha definitivamente approvato la Manovra economica con 314 voti a favore, 280 contrari e due astenuti. L’approvazione è arrivata dopo le dichiarazioni di voto dei deputati iniziate, come da programma, alle 16.30. In questo modo il decreto legge, che circa due ore prima aveva ottenuto la fiducia della stessa Camera, e ieri quella del Senato, diventa Legge. I tempi record sono stati rispettati anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, poco dopo, ha promulgato la legge di conversione del decreto, rallegrandosi nuovamente “per la prova straordinaria di consapevolezza e di coesione nazionale, che rafforza la fiducia nell'Italia delle istituzioni europee e dei mercati".
Le opposizioni, durante le dichiarazioni di voto, hanno duramente criticato non solo la manovra, ma anche l’incapacità del Governo di prevenire la crisi attuando negli anni riforme adeguate. Tutti hanno concordato nel ritenere la manovra sfavorevole solo per le classi più deboli, rimarcando l’assenza di misure che vadano a tagliare i costi alla politica come, invece, promesso.
Antonio Di Pietro ha duramente criticato tutto l’operato del Governo, accusandolo di aver illuso gli italiani e di aver danneggiato tutte le categorie, dalla polizia, che non ha mezzi adeguati per poter svolgere il proprio lavoro, passando per gli aquilani, a cui sono state fatte solo promesse, per arrivare agli imprenditori, che si lamentano dell’operato del Governo. Il colpo finale secondo il leader dell’Idv è arrivato con la manovra che ha tagliato solamente, creando un danno ai più deboli e favorendo invece i furbetti. Rivolto poi al Presidente della Repubblica ha dichiarato “è l'ultima volta, che le opposizioni accettano di sveltire i tempi di approvazione di una manovra”. Di Pietro ha concluso il suo discorso asserendo che il suo partito è contrario non solo a una manovra iniqua e ingiusta, ma anche a qualsiasi tentativo “di finti governi tecnici che servono a salvare le poltrone mentre il Paese va a rotoli”.
L’onorevole Casini sulla stessa lunghezza d’onda degli interventi precedenti, ha parlato di manovra che colpisce i ceti medi e la famiglia, ma che non prevede tagli ai costi della politica, dichiarando che il suo partito non ha ostacolato la manovra solo per senso di responsabilità. Ha definito, inoltre, surreale il dibattito sull’abbassamento delle tasse di cui hanno parlato Tremonti e Berlusconi in questi giorni, e che le tante promesse fatte dal governo, come l’abolizione delle provincie, la riduzione del numero dei parlamentari, le privatizzazioni, non sono state mantenute, costringendo oggi a fare una manovra sotto il rischio della crisi. Il leader dell’Udc si è detto anche d’accordo con l’idea di inserire criteri di progressività e chiedere un prelievo di solidarietà a chi ha di più, “è giusto tassare le transazioni finanziarie, colpire le pensioni d'oro, fare di più contro gli evasori e favorire piccoli risparmiatori”. Alla fine ha parlato dell’inadeguatezza di Berlusconi a governare, ritenendo il Presidente parte del problema in cui è l’Italia e incapace di trovare la soluzione, infatti, “è stato sempre assente nonostante tutto ciò che è successo da venerdì”. Rivolgendosi direttamente alla maggioranza gli ha chiesto “Volete continuare con lui? Farete un danno all’Italia”.
Anche Bersani ha tenuto a specificare che il Pd ha aiutato ad accorciare i tempi per l’approvazione della manovra solo per responsabilità nei confronti dell'Italia “aggredita dai mercati e per non aggiungere due settimane di confusione a una situazione già confusa, sapendo che la confusione si scarica sui più deboli". Ha precisato subito, però, “la nostra responsabilità si ferma qui”. Ha sottolineato di essere contro la politica del Governo e contro i contenuti di questa manovra, “è una manovra classista, colpisce i più deboli e non fa niente per la crescita”. Rivolgendosi, poi, al collega Reguzzoni della Lega ha detto “Voi siete i ministri di Mubarak, no i ragazzi di piazza Tahrir”, continuando “la manovra non ci mette al riparo dalla tempesta”. Il segretario del Pd ha concluso il suo discorso dicendo che bisogna “lasciarsi alle spalle i protagonisti di una politica sbagliata, c’è bisogno di nuove idee, di energie nuove e per noi la via sono le elezioni”.
I rappresentanti della Maggioranza hanno ringraziato l’opposizione per il senso di responsabilità e il Presidente della Repubblica per l’appello fatto, ma hanno anche difeso la manovra, non nascondendo i punti deboli, ne hanno, però, esaltati i punti forti.
Il Capogruppo della Lega Reguzzoni ha iniziato il suo intervento ringraziando il Presidente della Repubblica e le opposizioni che hanno permesso di approvare la manovra in tempi record “evitando all’Italia di fare la fine della Grecia”. Successivamente ha preteso i meriti per il suo partito che a suo dire ha permesso significativi miglioramenti alla manovra. Ha infine auspicato che tutti continuino a lavorare per riformare il Paese e “per fare ciò che abbiamo promesso ai nostri elettori”.
Al termine del voto sono arrivate anche le parole dell’uomo più nominato durante le dichiarazioni di voto, Silvio Berlusconi, anche se non in aula, ma in una dichiarazione scritta per i cronisti. “Dopo l'approvazione della manovra l'Italia è più forte” queste sono state le sue parole, il Capo del Governo ha risposto a chi lo ha accusato di un inspiegabile silenzio in questi giorni, dicendo di aver lavorato “con grandissima intensità alla manovra" e aggiungendo "abbiamo ottenuto l'approvazione con 34 voti di maggioranza. Era l'unica cosa importante da fare in queste due settimane". Ha detto di voler proseguire con le riforme augurandosi di farlo nello stesso clima politico “che abbiamo saputo far prevalere in un momento di emergenza come questo", anche perché “le incognite della crisi economica restano e bisogna superare delle criticità che impediscono la crescita dell'economia". Sullo stesso argomento ha detto la sua anche il Presidente della Repubblica, che ha dichiarato che le parti politiche devono continuare a confrontarsi sulle scelte che vanno adottate per "rompere la morsa alto debito-bassa crescita che stringe l'Italia e per contribuire a un vigoroso rinnovamento e rilancio del progetto europeo".