La “mano d’oro” di don Peppe Diana ritorna sulla sua tomba
“L’avevo detto che si trattava di balordi, appena hanno visto la reazione che hanno provocato con il furto nella gente di Casale e nelle istituzioni hanno capito di aver commesso un grosso errore”, ha commentato così Emilio Diana, il fratello di don Peppe, alla notizia del ritrovamento, questa mattina, della mano d’oro rubata lo scorso 19 aprile dalla cappella del noto sacerdote ucciso dalla camorra a Casal di Principe, nel Casertano. Un furto che appunto aveva indignato tutti, gente comune e istituzioni, non tanto per il valore materiale dell’oggetto trafugato (la mano d’oro era tale solo all’esterno) ma per il valore simbolico della targa donata dall’associazione “Libera” di don Luigi Ciotti in occasione del 17esimo anniversario dell’assassinio di don Diana.
Il fratello di don Diana: “Non ci sentiamo soli” – Nello stesso giorno della profanazione della cappella di don Peppe Diana era avvenuto anche un altro furto nella parrocchia di San Nicola dove lo stesso sacerdote celebrava la messa: nella chiesa mancavano il calice e delle pissidi con le ostie consacrate, una coincidenza che rendeva il furto della mano d’oro ancora più preoccupante. È lo stesso Emilio a tirare un sospiro di sollievo convinto, a questo punto, che si possa escludere un nesso tra i due episodi. Il fratello di don Peppe, nel commentare il ritrovamento del medaglione, ha fatto sapere di aver avuto “concreti segnali che qualcosa è davvero cambiato”. Dopo il furto, infatti, in tanti si erano mobilitati a favore del prete anticamorra: dal vescovo di Aversa che ha scomunicato i ladri, alla manifestazione di ieri che ha visto la presenza di tutti i rappresentanti delle istituzioni e tanti cittadini.