La mamma di Pamela Mastropietro, uccisa a Macerata: “Metto i suoi abiti per sentirla addosso”
A un anno di distanza dalla morte di Pamela Mastropietro, la ragazza di diciotto anni uccisa e il cui corpo è stato trovato fatto a pezzi in trolley abbandonati nelle campagne di Macerata, quasi nulla è cambiato nella cameretta della casa vicino a piazza Re di Roma dove viveva con la mamma Alessandra Verni. Una mamma che ogni giorno pensa a lei, all’ultimo sorriso che le ha fatto, e che oggi indossa anche i suoi vestiti per sentirla vicina. In un’intervista al Resto del Carlino Alessandra Verni ha parlato di sua figlia Pamela ricordando una ragazza che “aiutava sempre tutti”, che in comunità aveva salvato una compagna da un tentativo di suicidio, che a Roma portava da mangiare a un ragazzo che non aveva nulla. Ha ricordato le sue passioni, dalla danza alla musica, e di come lei stessa vive l’assenza di Pamela. “A volte metto i suoi vestiti – ha raccontato la mamma -. Lei prendeva sempre i miei, ma non voleva che mettessi i suoi perché diceva che al lavoro, facendo le tinture ai capelli, li avrei sporcati. Il suo accappatoio ormai è mio. La cameretta è quasi la stessa. Il nonno aveva iniziato a metterla a posto per il suo rientro, e invece abbiamo dovuto fare spazio alla bara”.
I problemi di Pamela e la fuga dalla comunità di recupero – La mamma ha spiegato perché Pamela Mastropietro era entrata in comunità: “Io facevo il terzo grado a tutti i suoi fidanzati, alla fine credo avesse anche timore a presentarmeli. Ma l’ultimo, incontrato a fine 2016, mi ha imbambolato. Aveva una faccia d’angelo, e invece con lui è iniziato tutto. Ho scoperto persino che la picchiava. Ma lei ci teneva tanto, pensava di salvarlo. Poi lui è stato arrestato, adesso è in comunità”. Secondo la mamma però Pamela era pronta a voltare pagina: aveva una grande voglia di ricominciare e tanti progetti, voleva sposarsi e avere dei figli e continuare ad aiutare gli altri. “Lì a Corridonia non so cosa sia successo, non ce lo hanno detto”, ha aggiunto chiedendosi ancora come sia stata possibile la fuga dalla comunità per una ragazza di diciotto anni.
Lo zio di Pamela: “Nessun perdono per Oseghale, copre qualcuno” – E poi c’è il processo a Innocent Oseghale, l’uomo in carcere per l’omicidio di Pamela Mastropietro. La mamma sarà in tribunale il 13 febbraio. Di Osegnale ha parlato nei giorni scorsi anche l’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela. “Ci aspettiamo la massima condanna, scevra da influenze – ha detto il legale -. Non vorrei che siccome l'imputato è di colore qualcuno abbia paura di dargli la giusta condanna e di essere tacciato di razzismo”. Per l’avvocato, la lettera di scuse letta dal nigeriano in aula è “una presa in giro e dimostra che non c'è stato neanche un vero pentimento”. Nessuna intenzione, dunque, di perdonarlo. L’avvocato ha spiegato anche che sulle maniglie dei trolley che custodivano i resti di Pamela sono state trovate tracce genetiche di un'altra persona che non è stata identificata. Secondo Verni, Innocent Oseghale “è intimidito e sta coprendo qualcuno”.