Come era prevedibile l'intervista di Casini ha provocato un vero e proprio effetto domino nella politica italiana. In effetti l'ipotesi un "asse fra progressisti e moderati" è stata accolta con grande soddisfazione praticamente solo dal segretario Bersani e da parte del Partito Democratico. E a non gradire quel sibillino "è nella logica delle cose" sono stati in molti. A cominciare da Nichi Vendola, spiazzato dall'improvvisa (?) convergenza fra centristi e democratici e trinceratosi dietro la solita (?) richiesta di voto anticipato. A parlare per Sel sono invece Gennaro Migliore e Paolo Cento, con una nota sulla pagina facebook nella quale non risparmiano un giudizio tranchant sull'ipotesi:
Alchimie e minuetti sulle spalle di un paese sfibrato, formule espresse in politichese che non portano lontano e non affrontano la vera questione: come uscire dalla crisi. Il PD non sa bene dove vuole andare e vivacchia all'ombra di Casini. […] SEL non ha alcuna pregiudiziale nei confronti di un'alleanza più larga che consenta al centrosinistra di vincere le prossime elezioni. Tuttavia, bisogna discutere di alcuni punti forti per un programma comune: senza ripetere l'esperienza dell'Unione, ma fissando alcuni elementi fondamentali e discutendo la costruzione di un'alternativa.
Del resto Sel è davvero in una posizione scomoda, senza rappresentanza parlamentare, con poca visibilità "mediatica", scavalcata sul piano dell'alternativa dall'aggressività a 5 stelle ed incapace di incardinare il dibattito politico su temi "congeniali". Uno stallo che rende oltremodo sensata la provocazione del sempre puntuale Alessandro Gilioli che su L'Espresso sfida Vendola ad una presa di posizione netta:
Voglio dire: va bene a Nichi Vendola essere impastato nella grande marmellata con gli ultrà montiani e gli ultrà cattolici Binetti style? Pensa di potere mantenere anche solo uno dei suoi obiettivi politici, in una coalizione in cui rappresenta la foglia di fico che copre a sinistra un governo molto di centro? E’ questo il compimento del sogno, della narrazione di cui ci parla da anni? Credo che oggi il governatore della Puglia debba decidere se affogarsi nel grande centro dei banchieri e dei bigotti, oppure capire che in Italia c’è una larga fetta di cittadini di sinistra che vomitano solo all’idea Certo, ci vorrebbe un bell’atto di coraggio, molto più rischioso che chinare il capo davanti a Casini. Tipo sciogliersi come partito, e chiedere ad altri di farlo, Idv in testa. Per offrire una lista e un programma comune a tutti quelli che oggi si sentono a sinistra di questo Pd sempre più centrista e sempre più perduto. Per costruire una forza di sinistra vera che già oggi, sulla carta, vale attorno al 15 per cento
Ma c'è di più. Perché a ben guardare, quella frase di Bersani, "è nella logica delle cose", è più di un messaggio, è quasi un'impostazione programmatica. Dire che la "logica" impone al Pd un'alleanza organica con l'Udc equivale a schiacciare inevitabilmente il partito su determinate posizioni; pensiamo ovviamente ai temi etici, ma anche al "campo" economico, a quello "fiscale" e via discorrendo. Certo, si dirà che la piattaforma programmatica necessiterà di lavoro e confronto, di dialogo e compromessi. Ma il punto è proprio questo, cioè l'incapacità del PD (o del suo attuale gruppo dirigente) di dettare la linea, di tracciare un percorso, magari condiviso ma ben definito. E soprattutto l'incapacità di aprirsi in maniera "costante e determinante" al contributo e alle sollecitazioni dei propri militanti, che in più di un'occasione hanno dimostrato di non gradire "accordi improvvisi e tutt'altro che condivisi" (per non parlare neanche della distanza siderale su alcuni temi, tra cui quello del rinnovamento generazionale). Logica imporrebbe un confronto interno, logica imporrebbe attendere primarie vere ed "aperte" (e la Bindi farebbe bene a chiarire il senso delle sue dichiarazioni), logica imporrebbe "capire prima dove andiamo e poi con chi", logica imporrebbe un'apertura al nuovo, non una riverniciatura del vecchio. E non è solo questione di nomi…