“La lingua geniale”: perché studiare il Greco antico nell’era delle emoji
Rivalutare l'importanza delle lingue classiche è della massima urgenza in questo periodo in cui ancora è in atto il dibatto per mantenere lo studio del Greco e del Latino nei licei classici, così come generazioni intere hanno studiato, piegati a sfogliare disperatamente il vocabolario, lo storico Rocci o il Montanari, e ad immergersi nel ‘vivo' della lingua morta, dalle declinazioni dei sostantivi alla morfologia delle classi verbali e i rompicapo dei paradigmi, alla contrazione apofonica della vocali. Possiamo dirlo, uno studio che è per pochi e ben armati di un'infinita dose di ‘pazienza'.
La lingua geniale
Nel mondo della frenesia digitale e del clic, la filologia suscita una gran pigrizia e risulta obsoleta e sono sempre meno i latinisti e i grecisti accaniti fra le giovani generazioni, come anche calano le preferenze dei licei classici al momento della scelta della scuola. Andrea Marcolongo, grecista e giovane scrittrice, ha di recente pubblicato per Laterza, "La lingua geniale"in cui sensibilizza sullo studio della lingua classica per eccellenza, il Greco e offre valide motivazioni per studiarlo nell'era attuale, e di come farsi prendere dall'entusiasmo e anziché dalla tipica reazione di terrore e di inadeguatezza.
Ho scelto nove ragioni per amare e per raccontare ciò che il greco sa dire in modo unico, speciale, diverso da ogni altra lingua – e sì, per spazzar via ogni paura trasformandola forse in passione. Innanzitutto questo libro parla di amore: il greco antico è stata la storia più lunga e bella della mia vita. Non importa che sappiate il greco oppure no. Se sì, vi svelerò particolarità di cui al liceo nessuno vi ha parlato, mentre vi tormentavano tra declinazioni e paradigmi. Se no, ma state cominciando a studiarlo, ancora meglio. La vostra curiosità sarà una pagina bianca da riempire.
Lo studio del Greco, via di fuga dal caos della nostra epoca
Il dibattito sull’attualità degli studi umanistici è sempre caldo negli ultimi anni, come se la tecnologia ci allontanasse da tutto ciò che porta a soffermarci su qualcosa che richiede uno sforzo cognitivo superiore. Andrea Marcolongo, che oltre ad essere una grecista innovatrice, è anche giornalista, ghostwriter e consulente di comunicazione, spiega però come ad un certo punto si avverta come la necessità di ritornare indietro. Nell’epoca delle emoji, possiamo arrivare ad un punto di saturazione e come diceva Virginia Woolf: “È al greco che torniamo quando siamo stanchi della vaghezza, della confusione e della nostra epoca”. Studiare il Greco, per la sua logica e per l'originalità dei suoi costrutti, serve a scoprire nuovi modi per comunicare con una marcia in più anche nel tempo attuale e non è un paradosso.
La possibilità di raccontare qualcosa con più sfumature di pensiero e linguaggio
Il potenziale nell'apprendimento di questa lingua è sconfinato, sopratutto perché offre la possibilità di spaziare quando vogliamo comunicare qualcosa, grazie allo studio del Greco possiamo imparare a pensarla ed esprimerla diversamente, arricchendola di qualche sfumatura in più. Spiega la Marcolongo a proposito del suo libro:
Per tutti, questa lingua nasconde modi di dire che vi faranno sentire a casa, permettendovi di esprimere parole o concetti ai quali pensate ogni giorno, ma che proprio non si possono dire in italiano. Ad esempio, i numeri delle parole erano tre, singolare, plurale e duale – due per gli occhi, due per gli amanti; esisteva un modo verbale per esprimere il desiderio, l’ottativo, e non esisteva il futuro. Insomma, il greco antico era un modo di vedere il mondo, un modo ancora e soprattutto oggi utile e geniale. Non sono previsti esami né compiti in classe: se alla fine della lettura sarò riuscita a coinvolgervi e a rispondere a domande che mai vi eravate posti, se finalmente avrete capito la ragione di tante ore di studio, avrò raggiunto il mio obiettivo.
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