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“La legge di stabilità è una batosta da 2,5 miliardi di euro”

La Cgia di Mestre ha analizzato i provvedimenti del ddl approvato dal Governo Monti, considerando la riduzione Irpef, l’aumento Iva e il taglio delle deduzioni e detrazioni fiscali. Anche Alfano storce il naso: “Molte cose sono da rivedere”.
A cura di Biagio Chiariello
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La legge di stabilità non piace ad Angelino Alfano: «ci sono molte cose da rivedere», afferma il segretario del Pdl intervenendo al forum Piccola industria di Confindustria. Il ddl approvato qualche giorno fa in Cdm ha fatto molto discutere i sindacati, assai dubbiosi sul bilancio costi-benefici della nuova mini-manovra del Governo Monti. Sulla stessa linea è anche Alfano, secondo cui «in primo luogo, bisogna eliminare l’aumento dell’Iva perché non è possibile che mangi quel poco di beneficio che deriva dal calo dell'Irpef». Ma non è tutto. Un altro provvedimento che andrebbe rivisto è la retroattività delle detrazioni, «inaccettabile perché rompe il patto tra Stato e cittadini», aggiunge Alfano. Sulla stessa lunghezza d'onda  Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl: «la modifica delle detrazione – dice all'Incontro dei democristiani del Popolo della Libertà in corso a Saint-Vincent – non deve essere applicata sui redditi maturati nel 2012 in quanto sarebbe una applicazione retroattiva non accettabile. Proporrò al Pdl che questa sia una condizione per la votabilità della legge»

Chi invece guarda con favore alla legge di stabilità è Ignazio Visco, almeno «sul piano della redistribuzione del reddito e dell’attenzione alla dimensione sociale va nella giusta direzione». Il governatore della Banca d’Italia,  intervento da Tokyo dove partecipa all'assemblea del Fmi, preferisce però non entrare nel merito del dll: «La studieremo» ha concluso.

Di parere nettamente opposto è la Cgia di Mestre. Conti in tasca la legge di stabilità costerebbe alle famiglie italiane 2,5 miliardi di euro: è l'effetto composto della riduzione dell'Irpef, dell'aumento dell'Iva e del taglio delle deduzioni e detrazioni fiscali, secondo le stime della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato. «Una stangata -commenta il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi -che rischia di mettere in ginocchio le famiglie italiane già stressate da una crisi che dura ormai da 4 anni». I più penalizzati da questa manovra correttiva saranno «gli 8 milioni circa di incapienti che, rientrando nell'area di esenzione fiscale, non godranno dei vantaggi economici legati della riduzione dell'Irpef e i nuclei familiari con redditi superiori ai 50-60mila euro». Tuttavia, secondo la Cgia «nel 2013 il combinato disposto delle misure messe in campo dal Governo Monti darà un leggero vantaggio alle famiglie. Il saldo sarà negativo e pari a 800 milioni di euro. Questa situazione si determinerà grazie al fatto che l'aumento dell' Iva partirà dal 1° luglio 2013».

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