La legge 40 sulla procreazione assistita torna davanti alla Consulta
La Consulta dovrà esprimersi nuovamente sulla legge 40 che disciplina la procreazione assistita. Il tribunale di Roma ha sollevato, infatti, la questione di costituzionalità riguardo il divieto di accesso al trattamento e alla diagnosi preimpianto per le coppie fertili portatrici di malattie trasmissibili geneticamente. Alla prima sezione civile del Tribunale di Roma si è rivolta una donna portatrice sana di distrofia muscolare Becker, una malattia genetica ereditata dal padre, che si è vista negare dal Centro per la tutela della Salute della donna e del bambino “Sant’Anna” della Capitale sia l’accesso alla procreazione assistita che la diagnosi preimpianto, sulla base del presupposto che il divieto non è stato cancellato dalla legge 40. All’esito di una gravidanza spontanea, che alla 12° settimana evidenziava la trasmissione della malattia genetica al feto, la coppia ha dovuto affrontare la scelta di dover interrompere la gravidanza. Appreso che l’indagine diagnostica poteva essere eseguita prima del trasferimento in utero dell’embrione, i due si sono rivolti a una struttura pubblica autorizzata a eseguire tecniche di fecondazione assistita. Ma i due hanno ricevuto un rifiuto perché coppia fertile.
La decisione della Corte europea di Strasburgo – È la prima volta che la Consulta dovrà esprimersi su questo aspetto della legge: in passato la Corte europea di Strasburgo ha condannato l’Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. Era stata sottolineata l’incoerenza del sistema italiano che da un lato vieta alla coppia fertile ma portatrice di una malattia geneticamente trasmissibile di ricorrere alla diagnosi preimpianto, e dall'altro, con la legge 194 sull'aborto, le permette l'aborto terapeutico nel caso il feto sia affetto dalla stessa patologia.