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Caso Fiorito

La Jeep, il Suv e la Smart: le auto di Fiorito se le prende la Finanza

Le Fiamme Gialle hanno cominciato a sequestrare i beni dell’ex capogruppo Pdl alla Pisana, ora rinchiuso nel carcere di Regina Coeli per peculato. Oltre ai conti correnti e alle case, ci sono anche delle auto affidate alla stessa GdF per “attività di polizia giudiziaria”
A cura di Biagio Chiariello
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Caso Fiorito

La Guardia di Finanza ha cominciato a sequestrare i beni di Franco "Er Batman" Fiorito. L'operazione rientra naturalmente nella inchiesta della Procura di Roma che ha portato all‘arresto per peculato dell'ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, reo dell'"appropriazione indebita" di 1,3 milioni di euro. Cifra finita in parte sui conti in Italia e all'estero di Fiorito, in parte "investita" in beni immobili. Tra questi, quindi, le Fiamme Gialle hanno già rimesso le mani sulla Villa al Circeo compresa di caldaia, sulla jeep comprata per l'emergenza neve a Roma, sul Suv e sulla Smart . Queste ultime vetture saranno affidate alla stessa GdF per "attività di polizia giudiziaria". Mentre il denaro dei conti correnti  (depositato in istituti di credito di Roma e Anagni mentre i 4 all'estero si trovano a Tenerife, Madrid, Santa Cruz e La Coruna) sarà trasferito al Fondo Unico per la Giustizia.

Da pochi minuti è iniziato l'interrogatorio di garanzia di Franco Fiorito nel carcere di Regia Coeli. Nel frattempo è stata fissata al 9 ottobre prossimo l'udienza del tribunale del riesame di Roma sul ricorso presentato dai legali di Fiorito contro l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefano Aprile. Nel corso dell'udienza, gli avvocati Carlo Taormina ed Enrico Pavia contesteranno, tra l'altro l'insussistenza del reato di peculato ritenendo che, eventualmente, dovrebbe essere contestata l'appropriazione indebita. E' probabile che si discuta anche delle dichiarazioni fatte dallo stesso ex tesoriere del PdL lo scorso 19 settembre davanti ai pm quando era ancora un uomo libero. In quell'occasione Fiorito ha affermato che tutti erano a conoscenza del Sistema Lazio, Polverini compresa, tirando in ballo diversi compagni di partito e puntato il dito contro quattro consiglieri regionali, uno dei quali, Pier Ernesto Irmici, è molto legato a Fabrizio Cicchitto, il capogruppo del Pdl alla Camera.

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