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Dal Cdm nessuna risposta: Letta e Alfano duellano. Rischio aumento Iva

Giornata cruciale per il futuro del Governo, con Letta impegnato negli incontri con Alfano e soprattutto con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
A cura di Redazione
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Ore 23.00 – Termina il Cdm, non c'è accordo fra Pd e Pdl. Ecco come commenta ufficialmente Letta:  "Non ho alcuna intenzione di vivacchiare o di prestare il fianco a continue minacce e aut-aut. Quanto accaduto mercoledì scorso proprio mentre rappresentavo l'Italia all'assemblea generale delle Nazioni Unite – contestualità non casuale – è inaccettabile In attesa del chiarimento si è reputato dunque inevitabile il blocco di ogni decisione governativa su temi, anche rilevanti, di natura fiscale ed economica. La sospensione è dovuta in particolare all'impossibilità di impegnare il bilancio su operazioni che valgono miliardi di euro senza la garanzia di una continuità nell'azione di governo e Parlamento".

Ore 22.45 – Letta chiarisce: il rinvio del decreto non è dovuto a "problemi di merito, visto che sulle misure era stata raggiunta un'intesa nelle ore passate", ma semplicemente alla necessità di trovare prima la quadra da un punto di vista "politico".

Ore 22.15 – Tutti (o quasi) contro Saccomanni. Ora è la volta dello scontro sul ruolo del ministro dell'Economia, giudicato, per dirla con le parole dell'ex capogruppo del Popolo della Libertà al Senato, "una palla al piede". Il ministro, difeso nelle scorse settimane direttamente dal premier Letta, avrebbe reagito sostenendo di "aver difeso il bilancio", senza cedere alle pretese irrealistiche dei ministri azzurri.

Ore 21.45 – Si va verso il rinvio del decreto. Lo scontro fra Letta e Alfano, sulla giustizia ma non solo, avrebbe fatto precipitare la situazione e comportato un rinvio del decreto per il rinvio dell'aumento dell'Iva (e per il rientro nei limiti del 3% tra deficit e Pil) in attesa di un chiarimento politico.

Ore 21.30 – Polemiche in Cdm tra Alfano e ministri Pd. Il vicepremier Alfano non ci sta e attacca i colleghi della maggioranza, ricordando che a volere fortemente il Governo è stato il Popolo della Libertà e che non sarebbe corretto scaricare la responsabilità della crisi su chi chiede un chiarimento sulla Giustizia: sarebbe questo uno dei momenti cruciali della riunione ancora in corso stando a quanto filtra da Palazzo Chigi. Ma non solo, perché Alfano avrebbe spiegato che i ministri Pdl non sono disponibili a restare in un Governo che aumenta le tasse e che "tira a campare". Appare quindi sempre più lontana la possibilità che dal Consiglio dei ministri si esca con una linea condivisa.

Ore 21.15 – La particolare condizione di instabilità politica avrebbe avuto una prima significativa conseguenza. Da quanto riferiscono fonti giornalistiche, il Consiglio dei ministri avrebbe sospeso il decreto per l'attuazione della cosiddetta manovrina di correzione dei conti (meno di 1,5 miliardi di euro) per il rientro nella soglia del 3% del rapporto fra deficit e Pil. Come ricorderete, si tratta di una misura anticipata già nella bozza di aggiornamento del Def, presentata una settimana fa da Letta e Saccomanni.

Ore 20.35 – Stando a quanto trapela Enrico Letta sarebbe intenzionato a presentarsi in Parlamento al più presto, con ogni probabilità già lunedì o martedì. Il suo atteggiamento sarà da "prendere o lasciare", perché non è possibile proseguire in un clima di continue tensioni.

Ore 20.25 – Mentre il Consiglio dei ministri comincia la sua riunione, si apprendono i primi particolari sul colloquio fra Letta e Napolitano. Il Capo dello Stato avrebbe "autorizzato" la verifica di Governo chiesta dal Presidente del Consiglio, prima fra i ministri e successivamente in Parlamento. Nelle prossime ore, e ovviamente al termine del Cdm, sapremo in che misura ed in che termini avverrà il tentativo di ricomposizione di una frattura tutta politica.

Ore 20.15 – Rottura ad un passo. I ministri del Popolo della Libertà rispondono subito alla richiesta di chiarimenti da parte dei colleghi del Partito Democratico. I toni sono però tutt'altro che concilianti, dal momento che al chiarimento sulla fiducia al Governo Letta è subordinato un "chiarimento sulla giustizia", questione la cui trattazione è da sempre motivo di divisione fra Pd e Pdl.

Ore 20.00: Prima del Consiglio dei ministri, i rappresentanti di Scelta Civica e del Partito Democratico avrebbero optato per una riunione interna. I ministri democratici, a quanto si apprende, avrebbero fatto sapere che l'intenzione del loro gruppo è quella di proseguire nell'esperienza di Governo ma solo a partire da un "chiarimento vero all'interno della maggioranza".

Ore 19.45: Letta a Palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri. Dopo il colloquio di un'ora e mezza con il Capo dello Stato, Enrico Letta si è immediatamente recato a Palazzo Chigi per la riunione decisiva per la rinuncia all'aumento dell'Iva e per una serie di altri provvedimenti da lungo tempo attesi. Tra questi, c'è anche il rientro nella forbice del 3% fra deficit e Pil, che comporterà, secondo una prima bozza che circola fra gli addetti ai lavori, nuovi tagli ai ministeri per oltre un miliardo di euro.

Ore 19.30: Terminato il colloquio fra Giorgio Napolitano ed Enrico Letta.

Ore 19.20 – Intanto arrivano due pareri autorevoli a stemperare in parte il clima di tensione che si respira nei palazzi della politica, o quantomeno a chiarire quale potrebbe essere il decorso della crisi che attraversa l'esecutivo. Se da una parte l'ex capogruppo del Partito Democratico al Senato Anna Finocchiaro spiega che la "strada della fiducia" è quasi una via obbligata, dall'altra Fabrizio Cicchitto, ex capogruppo pidiellino alla Camera, smentisce la possibilità di dimissioni dei ministri in quota Pdl.

Ore 19.00 – Ancora in corso il vertice al Quirinale, a Palazzo Chigi i ministri del Pd. Mentre Letta è ancora a colloquio con il Capo dello Stato, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini è a Palazzo Chigi per fare il punto della situazione con i ministri che fanno riferimento al Partito Democratico. Stando alle prime indiscrezioni si tratterebbe di un incontro preliminare al Consiglio dei ministri di questa sera, con gli esponenti democratici che chiederanno garanzie sulla "provenienza" delle risorse destinate a coprire la rinuncia all'aumento dell'Iva dal 21 al 22 percento.

Ore 18.00 – Letta da Napolitano. Mentre scriviamo, il Presidente del Consiglio Enrico Letta è a colloquio con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Letta riferirà degli incontri avuti con il vicepremier Alfano e con la delegazione del Partito Democratico e, con ogni probabilità, prenderà atto della volontà del Capo dello Stato di continuare sulla strada delle larghe intese. Fonti di Palazzo Chigi, intanto, rivelano alle agenzie che nei due incontri avuti con i leader di Pd e Pdl, nonché nella telefonata intercorsa con Mario Monti, Letta avrebbe chiesto un chiarimento, "precondizione" per la continuazione del percorso dell'esecutivo.

Non poteva essere più ricca di appuntamenti la giornata odierna, giudicata da molti cruciale per il destino del Governo. In realtà, per una serie di "combinazioni", dopo la serie di incontri incrociati che hanno visto e vedranno protagonisti tutti i big del Governo, a Palazzo Chigi è previsto un Consiglio dei ministri decisivo per alcuni provvedimenti cardine.

Come anticipato in queste ore, infatti, oggi il Consiglio dei ministri metterà la parola fine alla telenovela sull'aumento dell'Iva, bloccando la tassa fino al 1 gennaio 2014 e sostituendola con un aggravio sulle accise della benzina e con ulteriori tagli alla spesa pubblica. Tagli che serviranno anche per recuperare risorse necessarie al rifinanziamento della Cassa integrazione, alle missioni militari all'estero, alla nuova social card e ad altri provvedimenti da lungo tempo allo studio del ministro Saccomanni.

Resta comunque alta la tensione politica e tutto lascia presagire che dopo la serie di incontri di oggi Letta deciderà di tornare alle Camere a chiedere una formalizzazione di quella fiducia che gli è stata ribadita di persona da Alfano ed Epifani. Senza dimenticare però la minaccia di dimissioni dei parlamentari del Popolo della Libertà.

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