Alle polemiche sui principi base del decreto lavoro approvato dal Consiglio dei ministri (qui potete leggere due punti di vista contrapposti sul ragionamento intorno ai requisiti di accesso ai bonus), va ora ad aggiungersi una speciale analisi "nel merito" delle decisioni assunte dal Governo. Ad analizzare in maniera rigorosa il piano predisposto dal ministro Giovannini e avallato orgogliosamente dal Presidente del Consiglio Enrico Letta, è Tito Boeri, economista e deditorialista di punta de Lavoce.info.
Il ragionamento parte dalla constatazione della prevista "riduzione del 33 per cento del costo del lavoro per le assunzioni di persone con meno di 30 anni fino all’esaurimento delle risorse disponibili". Sgravi che hanno durata temporanea (18 mesi se nuove assunzioni, 12 per le trasformazioni di contratti da determinati ad indeterminati) e che secondo Boeri ripropongono l'eterno problema dell'inefficacia degli incentivi temporanei alle assunzioni. Ma c'è una ulteriore considerazione di merito: è molto difficile che un "un datore di lavoro decida di creare posti di lavoro a tempo indeterminato davvero aggiuntivi in virtù di un contributo pubblico", dunque è lecito pensare che "gli sgravi andranno per lo più a imprese che avrebbero comunque fatto le assunzioni". Senza contare il rischio dell'esaurimento dei fondi, di cui gli imprenditori non possono non tener conto.
Ma la parte più interessante del ragionamento di Boeri è quella relativa alle cifre. In tal senso il professore è nettissimo: "Si è ben lontani dalla cifra di 200 mila nuovi posti di lavoro cui ha fatto riferimento il presidente del Consiglio Letta […] o anche dai 100 mila attribuiti dal ministro Giovannini a questo specifico provvedimento". Infatti, da un rapido esame delle cifre predisposte si evince che ogni anno sarebbero disponibili al massimo 225 milioni di euro. Dunque, considerando che "i salari medi lordi di giovani con meno di 30 anni sono di 19.768 euro", il calcolo è piuttosto semplice: "In termini di costo del lavoro per il datore del lavoro, questo significa 24 mila euro. Il 33 per cento di tale importo è pari a 8 mila euro (oppure a 674 euro per 12 mensilità). La legge prevede però che lo sgravio non possa essere più di 650 euro mensili. Quindi il vincolo è stringente. Dunque, dividendo i 225 milioni per 7.800 (650 x 12) si ottengono 28.846 posti di lavoro. Siamo ben lontani dai 100 mila e ancor più dai 200 mila".